Mark Twain diceva che il giornalista è colui che distingue il vero dal falso e pubblica il falso (ovviamente se fa notizia). Speriamo non sia una verità universale, ma tutti sappiamo che i confini incerti della verità spesso concedono di insinuare dubbi, aprire nuove vie nelle inchieste giudiziarie, condizionare il lettore e lo spettatore, indirizzare il pensiero politico. Specialmente il mezzo televisivo, come dimostrano importanti studi, rende credibile qualsiasi cosa. Un sospetto lanciato in prima serata equivale ad una verità conclamata. Plastici, esperti fotogenici, critici urlanti e opinionisti “cazzuti” danno credibilità a qualsiasi tesi per quanto improbabile. Il processo si svolge in video, con tanto di condanna, ben prima che il magistrato riesca ad ultimare le indagini, il tutto ammantato di “giornalismo”. E se si riesce a condizionare un’indagine, figuriamoci cosa può accadere con l’opinione pubblica!La politica, poi, ha sempre tentato di condizionare i mass media, sin dai tempi dell’araldo che al centro della piazza elencava ad alta voce le novità al popolino; perciò una stampa “obiettiva” francamente è impensabile. Si può migliorare, però. Allora, quale punto di riferimento adottare? Dove si trova il limite valicabilissimo tra vero e falso, tra spettacolo e informazione? Facile: è lo stesso confine che si trova tra l’intelligenza e la stupidità. Il problema è un altro, riassumibile, questa volta, da una frase di Albert Einstein “Due cose sono infinite: l’universo e la stupidità umana, ma riguardo l’universo ho ancora dei dubbi”.Se lo diceva lui…