Quando vediamo e ascoltiamo un telegiornale non ci accorgiamo della sottile operazione che si compie “dietro la notizia”. Una notizia può essere data in molti modi, anche contrastanti: se fossimo più consapevoli, basterebbe il lancio di agenzia: questo non fa comodo a chi gestisce il potere economico, a chi gestisce il potere politico. Così chi gestisce il potere politico ed economico tenta in ogni modo di controllare i notiziari. Va tutto male? Si tenta di instillare ottimismo. La guerra? Si chiama “missione di pace”, i delinquenti sono “vittime della società”, eccetera.L’Ordine dei Giornalisti italiano ha addirittura predisposto delle norme ben precise per limitare la libertà di parola: il flusso di disperati che invade ogni giorno le strade di chiama “flusso di migranti”, e guai a chi non usa quel termine, si può essere sospesi o radiati: peccato che così non si distingua chi fugge dalle guerre (profughi) da chi ha già un contratto con la malavita organizzata o dagli infiltrati del terrore, chi emigra alla ricerca di un lavoro da chi cerca soltanto soldi facili… E chi parla male del Governo rischia di vedersi tagliare le sovvenzioni governative che garantiscono la sopravvivenza delle testate giornalistiche.Questa commedia breve fu scritta negli anni ’80 su commissione per uno spettacolo di fine anno di una classe quinta di liceo scientifico. E’ straordinariamente attuale.