Torna Montalbano in un romanzo scritto nel 2008. Chi ama il personaggio, ci mette un secondo a rituffarsi nelle atmosfere di Vigata e , grazie allo sceneggiato televisivo, a vedere svolgersi le scene sotto i propri occhi. I personaggi così ben caratterizzati ormai si conoscono alla perfezione. Nulla può più stupire. Alcuni gesti e atteggiamenti sono così ben conosciuti proprio perché si ripetono in ogni libro. Anche la particolare lingua che Camilleri usa è ormai diventata familiare, tanto che la narrazione scorre senza intoppi, farcita della solita salace ironia. E quando i personaggi ti sono famigliari, la lingua pure e certe scene si ripetono più o meno simili a se stesse in ogni libro, cosa cerca il lettore ? Ovvio, una trama gialla che intrighi e mantenga vivo l’interesse fino alla fine. Questo è però a mio avviso il punto dolente di questo romanzo. L’intreccio narrativo risulta debole e decisamente intuibile fin dalle prime pagine. Tutto il castello costruito dall’autore non riesce a nascondere la trama gialla un po’ fiacca. Si legge piacevolmente, come tutti i libri con protagonista Montalbano, ma non è certo un giallo su cui arrovellarsi per scoprire il colpevole. E avrei da dire anche sulla scelta del titolo.