Uno scandalo nella Sicilia del 1901. L’avvocato Matteo Teresi scopre che nel suo paese esiste una setta segretissima. Composta da preti e da alcuni notabili, la «setta degli angeli» organizzava esercizi spirituali per vergini devote o giovani donne in procinto di maritarsi per prepararle alla vita coniugale. Gli esercizi, che si svolgevano in sacrestia nelle ore in cui le chiese erano chiuse ai fedeli, dovevano portare le ragazze «alla comunicazione con la grazia divina e all’elevazione a gradi sublimi di perfezione». In realtà, com’è facile intuire, gli esercizi consistevano in «atti ignominiosi» e «contro natura» ai quali le giovani venivano indotte dai preti e dai pochissimi eletti che però agivano incappucciati. Scoppiato lo scandalo a livello nazionale grazie a Teresi, proprio per lui cominciano i guai. Camilleri imbastisce su una traccia storica la trama del romanzo - protagonista l’avvocatogiornalista Teresi - che ha l’andamento di un giallo, illuminato dalla consueta ironia dello scrittore e da un sarcasmo irriverente. Circoli di nobili, salotti di paese, sacrestie, tribunali, sono il teatro in cui si muovono preti e benpensanti, moralisti e dame di carità, personaggi di una commedia amara imbastita su un canovaccio di prepotenza e di ingiustizia in cui si conferma il «vecchio vizio italiano: quello di trasformare il denunziante in denunziato, l’innocente in colpevole, il giudice in reo».