Questo romanzo, pubblicato nel 1980, è ambientato nella Vigata dell’Ottocento. Con “filo di fumo” Camilleri non si riferisce ad alcuna vicenda di ispirazione pucciniana ma all’arrivo del piroscafo russo Tomorov, che dovrebbe arrivare al porto di Vigata per prelevare i cinquemila cantàra di Zolfo lasciati in deposito dalla ditta Jung nei magazzini di Totò Romeres detto Barbabianca. Il guaio è che Barbabianca, per avidità, si è venduto lo zolfo a metà prezzo ed ora non sa come far fronte all’impegno preso. I commercianti di zolfo della zona si rifiutano di aiutarlo trovando scuse di ogni genere, mentre don Angelino Villasevaglios, il suo eterno nemico, aspetta dal suo balcone di godere del fallimento e della rovina di Barbabianca. Nonostante sia cieco, anche don Angelino, come gli altri personaggi della storia, attende il filo di fumo all’orizzonte. E mentre Stefanuzzo, figlio minore di Barbabianca si dedica alla preghiera per scongiurare il fallimento dell’azienda di famiglia, Nenè, il primogenito, corre per tutto il paese a cercare aiuto. Infine, ecco il tanto atteso filo di fumo all’orizzonte, ma fortuna vuole che vada ad incagliarsi in una secca e faccia naufragio. L’indomani Barbabianca non dovrà fare altro che portare un ex voto alla Madonna.