Basta un attimo per reimmergersi nella lingua di Camilleri e lasciarsi trasportare a Vigata in mezzo a volti che ormai ci sono familiari. Da questo punto di vista la serie televisiva ha reso un favore enorme, caso più unico che raro, al personaggio letterario. Ogni romanzo diventa nel lettore un lungo film, con personaggi, tic e espressioni ben scolpite nella mente e ormai imprescindibili. D’altro canto è anche vero che ,pur comprando il libro con entusiasmo e leggendolo con piacere , non è più come le prime volte: ormai si sa perfettamente cosa succederà quando Montalbano parlerà con il questore o col burbero medico legale, sappiamo che Catarella storpia tutti nomi, che Livia è un po' rompiscatole e che da Enzo si mangiano prelibatezze. Pur mantenendo la leggerezza , l'ironia, e uno standard decisamente buono, l’originalità e la sorpresa ormai mancano un po’. Questo libro risale al 2008 e come l’autore stesso spiega in una nota, inutile sottolineare il fatto che ci siano alcune discrepanze temporali riguardo al rapporto con l’odiosa Livia o sulla sua crisi di mezza età. Qui abbiamo ancora un Montalbano solo sull’orlo della crisi, un po’ irascibile ma sempre in formissima. Salvuccio nostro di trova alle prese con due casi delicati e ne saprà uscire con le sue solite alzate d’ingegno, spesso non del tutto ortodosse. Un intrigo di mafia e politica, giornalisti al servizio del potere , Camilleri non si risparmia come sempre qualche stoccata qua e là e ci regala un buon Montalbano, non come i primi, ma decisamente migliore di alcuni degli ultimi. E comunque Montalbano è una passione che dura da anni e si deve leggere, sempre e comunque.