Il senso del dolore
  • 9788860440730
  • Fandango Libri
  • 2007

Il senso del dolore

di Maurizio De Giovanni

Napoli, marzo 1931, mentre un inverno particolarmente rigido tiene la città stretta in una morsa di gelo, un assassinio scuote l'opinione pubblica per la ferocia con cui il crimine è perpetrato e per la notorietà del morto. Il grande tenore Arnaldo Vezzi viene trovato cadavere nel suo camerino al Teatro San Carlo prima della rappresentazione de "I Pagliacci", la gola squarciata da un frammento acuminato dello specchio andato in pezzi. Artista di fama mondiale, amico del Duce, uomo egoista e meschino: a ricostruire la personalità della vittima e a risolvere il caso è chiamato il commissario Luigi Alfredo Ricciardi, in forza alla Squadra Mobile della Regia Questura di Napoli. Investigatore anomalo, mal sopportato dai superiori per la sua insofferenza agli ordini e temuto dai sottoposti per il suo carattere chiuso ed enigmatico, Ricciardi coltiva nel suo animo tormentato un segreto inconfessabile: fin da bambino "vede i morti" - ma solo chi muore di morte violenta - , coglie la loro immagine nell'ultimo momento di vita e ascolta le ultime parole; "il Fatto", come lo chiama lui, lo aiuta nelle indagini.


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Commenti (3)

31/01/2012 - brontolo
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Il mio percorso nella lettura dei libri di Maurizio De Giovanni non è certo ortodosso, sono partita dagli ultimi due per poi passare al primo:uno tra i meriti dell'autore è sicuramente quello di rendere possibile anche questo tipo di approccio. E' ovvio che leggendo ora il primo della serie di Ricciardi io conosca già gli sviluppi futuri dei personaggi,ma sinceramente questo non mi ha per nulla "guastato" la lettura, anzi. Confrontando il primo e gli ultimi due a mio parere ci si trova di fronte a un "crescendo rossiniano" : le caratteristiche e le indubbie qualità già presenti nel primo libro sono cresciute e si sono affinate nei seguenti. I personaggi conquistano,la trama gialla è ben costruita e funziona, l'atmosfera cattura e la prosa affascina sempre di più. So che quello che in questo libro era " in nuce" si è poi esplicato nei seguenti.Qui abbiamo la presentazione dei personaggi : Ricciardi, investigatore di emozioni, con il suo fardello di dolore, Maione, la tata, Livia ed Enrica e la già irresistibile caratterizzazione di Garzo servo servile ed inetto del potere. Bambinella è solo un accenno per ora e anche Napoli ,indubbia protagonista dei libri di De Giovanni è sì presente, ma a mio parere non ancora in modo così rilevante come nei seguenti. Ecco un po' Napoli mi è mancata in questo libro, avrei voluto più rumori, voci, sapori ed odori di questa città, unica ed irresistibile perchè piena di contraddizioni , di ironia e poesia. Inutile dire che sicuramente leggerò gli altri che mi mancano...li ho già nella mia libreria.

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09/03/2012 - Ivana
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17/04/2013 - Michelle
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caramelle Polo Come nella pubblicità della caramelle: "Polo, il buco con la menta intorno". Il romanzo parte molto bene con un'atmosfera che affascina, poco dopo la metà però s'ammoscia e sfilaccia, risale poi nel finale. Probabilmente il mio giudizio sarebbe migliore se non avessi letto prima Per mano mia. Speriamo in una più compiuta primavera per il commissario Ricciardi. «La dannazione. Credetemi, padre, se vi dico che la dannazione per voi è solo una parola. Credetemi se vi dico che la dannazione è la percezione quotidiana del dolore. Il dolore degli altri che diventa tuo, che ti brucia sulla pelle come una frustata, che ti lascia una ferita che non guarisce, che continua a sanguinare, che ti infetta il sangue». Il commissario adesso bisbigliava, muovendo appena le labbra. Il suo era un sibilo e don Pierino istintivamente arretrò sulla sedia, quasi inorridito. «Io lo vedo, capite padre? Lo vedo. Lo sento. Il dolore dei morti che rimangono attaccati alla vita che non hanno più. Io lo so, lo sento il rumore del sangue che scorre. Il pensiero che abbandona, la mente attaccata con le unghie all'ultimo lembo di esistenza che sfugge. L'amore dite? Sapeste quanta morte c'è nel vostro amore, padre. Quanto odio. L'uomo è imperfetto, padre, lasciatevelo dire. Io lo so bene.»

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