Accabadora
  • 9788806197803
  • Einaudi
  • 2009

Accabadora

di Michela Murgia

Perché Maria sia finita a vivere in casa di Bonaria Urrai, è un mistero che a Soreni si fa fatica a comprendere. La vecchia e la bambina camminano per le strade del paese seguite da uno strascico di commenti malevoli, eppure è così semplice: Tzia Bonaria ha preso Maria con sé, la farà crescere e ne farà la sua erede, chiedendole in cambio la presenza e la cura per quando sarà lei ad averne bisogno. Quarta figlia femmina di madre vedova, Maria è abituata a pensarsi, lei per prima, come "l'ultima". Per questo non finiscono di sorprenderla il rispetto e le attenzioni della vecchia sarta del paese, che le ha offerto una casa e un futuro, ma soprattutto la lascia vivere e non sembra desiderare niente al posto suo. "Tutt'a un tratto era come se fosse stato sempre così, anima e fili'e anima, un modo meno colpevole di essere madre e figlia". Eppure c'è qualcosa in questa vecchia vestita di nero e nei suoi silenzi lunghi, c'è un'aura misteriosa che l'accompagna, insieme a quell'ombra di spavento che accende negli occhi di chi la incontra. Ci sono uscite notturne che Maria intercetta ma non capisce, e una sapienza quasi millenaria riguardo alle cose della vita e della morte. Quello che tutti sanno e che Maria non immagina, è che Tzia Bonaria Urrai cuce gli abiti e conforta gli animi, conosce i sortilegi e le fatture, ma quando è necessario è pronta a entrare nelle case per portare una morte pietosa. Il suo è il gesto amorevole e finale dell'accabadora, l'ultima madre.da http://www.ibs.it/code/9788806197803/murgia-michela/accabadora.html


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Commenti (9)

21/05/2011 - sofia
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"Fillus de anima. È così che li chiamano i bambini generati due volte, dalla povertà di una donna e dalla sterilità di un’altra. Di quel secondo parto era figlia Maria Listru, frutto tardivo dell’anima di Bonaria Urrai.Quando la vecchia si era fermata sotto la pianta del limone a parlare con sua madre Anna Teresa Listru, Maria aveva sei anni ed era l'errore dopo tre cose giuste.Le sue sorelle erano già signorine e lei giocava da sola per terra a fare una torta di fango impastata di formiche vive, con la cura di una piccola donna"(Accabadora di Michela Murgia) Michela Murgia nel 2006 ha pubblicato con Isbn Il mondo deve sapere, il diario tragicomico di un mese di lavoro ,la storia di una ragazza al lavoro in un call center, che ha ispirato il film di Paolo Virzì Tutta la vita davanti. Per Einaudi ha pubblicato nel 2008 Viaggio in Sardegna. Undici percorsi nell'isola che non si vede e nel 2009 il romanzo Accabadora con cui ha vinto l'edizione 2010 del Premio Campiello. Il suo ultimo libro è Ave Mary presentato al Salone del Libro di Torino e uscito il 13 maggio.Accabadora è un libro particolare che parla di consuetudini ancestrali in Sardegna."Abacar in spagnolo significa finire. E in sardo "abbacadora" è colei che finisce. Agli occhi della comunità il suo non è il gesto di un'assassina, ma quello amorevole e pietoso di chi aiuta il destino a compiersi. È lei l'ultima madre. Maria e Tzia Bonaria vivono come madre e figlia, ma la loro intesa ha il valore speciale delle cose che si sono scelte. La vecchia sarta ha visto Maria rubacchiare in un negozio, e siccome nessuno la guardava ha pensato di prenderla con sé, perché 'le colpe, come le persone, iniziano a esistere se qualcuno se ne accorge'. E adesso avrà molto da insegnare a quella bambina cocciuta e sola: come cucire le asole, come armarsi per le guerre che l'aspettano, come imparare l'umiltà di accogliere sia la vita sia a morte. D'altra parte 'non c'è nessuno vivo che arrivi al suo giorno senza aver avuto padri e madri a ogni angolo di strada'."Michela Murgia parla di questo speciale rapporto fra Maria e la sarta di Salemi che cuce gli abiti e conforta le anime anche con una morte pietosa. Un bel libro che mi sento di consigliare perchè parla di un argomento che molti non vorrebbero sentire.

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16/07/2011 - Moraschi
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"Ogni volta che apri bocca per parlare, ricordati che è con la parola che Dio ha creato il mondo". La piccola Maria, pur avendo già una madre, diventa "fill'e anima" (figlia adottiva) di Bonaria, che, pur essendo molto conosciuta per le sue attività in paese, cerca, in ogni modo, di non rivelare alla figlia, il più a lungo possibile, il proprio compito nella comunità. Le circostanze della vita riveleranno con un certo anticipo , a Maria il ruolo che Bonaria - l'Accabadora -‘l’ultima madre’- riveste nella piccola comunità…… L’autrice racconta con molta bravura e con soave delicatezza la storia di Maria e della madre che vivono in un piccolo centro, Saremi, situato nell’entroterra della Sardegna , negli anni cinquanta con una descrizione perfetta ed elegante di riti, superstizioni e segreti inconfessabili. E’ un libro che parla di nascita, vita, amicizia, amore e morte, tutti intrinsecamente legati fra loro. L’insegnamento che la madre trasmette alla piccola Maria : "Non dire mai: di quest'acqua io non ne bevo" si rivela più che mai veritiero e premonitore degli eventi futuri. Meritatissimo Premio Campiello 2010

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03/02/2012 - Gino
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La Sardegna degli anni Cinquanta è un mondo antico sull'orlo del precipizio. Maria ha sei anni ed è appena diventata

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03/02/2012 - Gino
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La Sardegna degli anni Cinquanta è un mondo antico sull'orlo del precipizio. Maria ha sei anni ed è appena diventata "figlia d'anima" dell'anziana Bonaria Urrai, secondo l'uso campidanese che consente alle famiglie numerose di compensare le sterilità altrui attraverso una adozione sulla parola; il patto tacito è che la figlia acquisirà lo status di erede, ma in cambio promette di prendersi cura della madre adottiva nei bisogni della vecchiaia. La bambina è inizialmente convinta che Bonaria Urrai faccia la sarta, e infatti le giornate sono segnate dallo scorrere nella bottega casalinga di una umanità paesana, fatta di piccole miserie e di relazioni costruite di gesti e di sguardi, molto più che di parole. Accettata come normale dal paese, l'adozione solidale tra la vecchia e la bambina si consolida malgrado lo sfaldarsi circostante delle antiche certezze. Attraverso lo sguardo privilegiato della bambina che cresce, le contraddizioni tra il vecchio e il nuovo emergono via via più evidenti: nell'esperienza della scuola dell'obbligo, e in quella del confronto tra la fede cristiana e i retaggi di una religiosità assai più antica nel tempo.

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25/10/2012 - boskoop
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È intriso di nascite e morti Accabadora. Nascite e morti biologiche, ma non solo, perché ogni rinnovamento nella vita è una nascita e ogni legame spezzato, ogni ricordo seppellito, è una morte. Così la piccola Maria nasce davvero quando diviene fili'e anima della vecchia sarta Bonaria, vedova da talmente tanti anni che nessuno se la ricorda nemmeno più sposa felice. Siamo nell'immaginario paesino di Soreni, nella Sardegna degli anni'50, ancora legata alle tradizioni e al passato. Maria è l'ultima di quattro figlie di madre vedova e Bonaria la sceglie come figlia, la accoglie nella sua casa, la cresce con l'affetto di una madre, con più affetto della vera madre. Sembra tutto perfetto, finché Maria non scopre che Tzia Bonaria è l'accabadora, colei che mette fine alle sofferenze degli agonizzanti. La scoperta di questa realtà cambierà le prospettive di Maria, creerà uno strappo nel legame con Bonaria, inducendola persino a cercare di costruirsi una vita "sul continente". Ma la distanza invece che divederle sarà il mezzo per riavvicinarle ancora: perché "Tutt'a un tratto era come se fosse stato sempre così, anima e fili'e anima, un modo meno colpevole di essere madre e figlia". Un libro intenso, duro e bello come la terra di cui racconta; una scrittura evocativa, essenziale e forte che entra dentro, smuove emozioni, regala poesia.

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10/03/2013 - Michelle
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Come un western alla John Ford, eroi granitici che parlano con gli occhi e riescono a mettere in discussione sia il buono che il cattivo. Ma sono donne ed in ogni donna coesiste eroismo e saggezza, una saggezza che deriva dalla coscienza del saper dare la vita e quindi darle il giusto valore.

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07/10/2013 - Matik2003
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"Non dire mai: di quest'acqua io non ne bevo. Potresti trovarti nella tinozza senza manco sapere come ci sei entrata." Con grande maestria ci viene raccontata una storia particolare che si svolge in Sardegna: Tzia Bonaria decide e sceglie in un'istante di prender Maria con sè per diventare sua fill'e anime (figlia adottiva), facendo chiacchierare e non poco, il piccolo paesino di Soreni. Maria capirà subito che Tzia Bonaria è una persona particolare, unica e preziosa, e scoprirà a seguito di un avvenimento, che nasconde un segreto che è difficile da confessare e da accettare. Proprio le cose non dette porteranno ad una spaccatura del loro rapporto, ma solo momentanea, le due donne alla fine si ritroveranno, Maria accetterà ciò che le sembrava intollerabile. Un libro che tratta un argomento delicatissimo, quello dell'eutanasia, con garbo,sapienza e accortezza, bravissima la Murgia! "Non c'è nessun vivo che arrivi al suo giorno senza aver avuto padri e madri a ogni angolo di strada, Maria, e tu dovresti saperlo."

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14/07/2014 - simona72
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ero scettica inizialmente ma man mano che andavo avanti mi sono dovuta ricredere.. un gran bel libro

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10/01/2017 - Tesesempreastroz
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un bel libro, piacevole da leggere che però non mi ha del tutto soddisfatto. mi ha ricordato la mia amata deledda soprattutto per l'orgoglio dei protagonisti, per il loro modo di intendersi a sguardi e non a parole e tantomeno a gesti...per i paesaggi, anche fa riflettere sull'eutanasia e su un mondo diverso da quello di oggi, un minimo di riflessione personale, quando una persona legge un libro simile se la deve per forza fare! ecco forse questo mi ha lasciato un po' perplessa, la figura dell'accabadora, che almeno in teoria, sarebbe dovuto essere il fulcro del libro, è un po' lasciata in disparte, nebulosa. monica io direi che te lo devi leggere per forza, perchè qualcosa ti resta di sicuro, che poi sia merito del libro o di ciò che il libro ti spinge a pensare...questo me lo dirai tu! :)

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