Annus Mirabilis
  • 9788854501300
  • Neri Pozza
  • 2006

Annus Mirabilis

di Geraldine Brooks

1666: la peste da Londra arriva a Eyam attraverso un pezzo di stoffa. E la trasporta fino alla casa di Anna Frith, una servetta vedova con due bambini, che in cambio di qualche soldo ospita un giovane sarto innamorato di lei. Manipolando la stoffa, il sarto diventa la prima vittima della terribile malattia. Attraverso la voce e lo sguardo di Anna, assistiamo al drammatico e incalzante susseguirsi degli eventi. Dalle preghiere, gli abitanti di Eyam passano alle pratiche magiche e poi alla crudele caccia alle streghe, in un inarrestabile crescendo di ottusità e superstizione.da http://www.ibs.it/code/9788873059356/brooks-geraldine/annus-mirabilis.html


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Commenti (3)

29/04/2011 - sofia
utente
Geraldine Brooks ha ricevuto il Premio Pulitzer per il suo primo romanzo L'idealista.In Annus Mirabilis si ispira ad un episodio veramente successo durante la peste del 1066 quando il villaggio di Eyam un piccolo e isolato villaggio di montagna del Derbyshire, in Inghilterra, decide di isolarsi per non diffondere la peste. L'autrice immagina cosa potrebbe essere successo agli abitanti di quel villaggio La casa di Anna Frith, una servetta vedova con due bambini, che in cambio di qualche soldo ospita un giovane sarto innamorato di lei. Manipolando la stoffa, il sarto diventa la prima vittima della terribile malattia. Attraverso la voce e lo sguardo di Anna, assistiamo al drammatico e incalzante susseguirsi degli eventi. Dalle preghiere, gli abitanti di Eyam passano alle pratiche magiche e poi alla crudele caccia alle streghe, in un innarrestabile crescendo di ottusità e superstizione. L'Annus Horribilis della peste, però, è destinato a trasformarsi in un Annus Mirabilis, un anno di meraviglie...Bello storicamente attendibile con una bella storia d'amore, di coraggio di espiazione Da leggere!

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05/01/2012 - fra_paga
utente
Un bel libro. A tratti crudo, ma non troppo; romantico, ma non troppo; spigliato ma nei limiti del gusto artistico. voto 6,5

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04/03/2013 - Gino
utente
Questa è la storia di Anna Frith, del villaggio di montagna del Derbyshire. Un piccolo borgo messo in ginocchio dalla peste, Anna domestica del rettore, il mistero, la sofferenza, la becera superstizione con la conseguente caccia alle streghe. Le descrizione secondo me sono superbe, sia dei personaggi che sono continuamente in scena, sia dei secondari, una fotografia su gli usi, i costumi, su quei minatori caduti in tragedia, e soprattutto su quella degradazione culturale che vede l’uomo rispondere a queste situazioni, con gesti virulenti, movimenti insensati, colpi di tosse di troppo. “Da allora abbiamo parlato molto di fede: quella adamantina secondo cui il medico misura ogni momento della sua giornata e quella cosa sottile e malconcia che è quanto rimane della mia. La vedo come un tessuto sbiadito di una bandiera su un bastione, perforata dai colpi e, se un tempo recava un'insegna, ora nessuno potrebbe dire quale fosse. Ho detto ad Ahmed Bey che non posso più affermare di avere fede. Speranza, forse. Abbiamo convenuto che per ora può bastare.”

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