Non c’è niente da fare, i romanzi di Wulf Dorn sono sempre una certezza per me. Sembra che questo autore sia l’unico che riesca a capire esattamente cosa mi aspetto da un Thriller (scritto appositamente con la lettera maiuscola). Non c’è alcun passaggio o punto negativo che posso citare, solo aspetti positivi per questo grande autore che continua a fare grandi romanzi i quali, con le semplici parole che potrebbero usare tutti, ma che nessuno usa, riesce a creare quell’atmosfera, quella paura che da un lato vuole far chiudere il libro, per aspettare che torni qualcuno in casa per non essere sola durante la lettura, ma dall’altro lato quella stessa paura si trasforma in una curiosità che ti divora letteralmente rendendoti ingorda di pagine, e quindi in pochi giorni riesci a finire un romanzo di 346 pagine (perché sì, di Dorn io leggo anche i ringraziamenti!). Nonostante le mille ipotesi che si possono fare Dorn riesce sempre a sorprendere, dirigendo il lettore, inconsciamente, nell’esatto punto in cui vuole portarlo… probabilmente l’autore stesso aveva già previsto quali sarebbero state le mie ipotesi via via che il romanzo proseguiva, e io che pensavo fossero ipotesi originali! Lo so, più che una recensione questo scritto è un libero sfogo alle emozioni che mi ha portato a sentire questo romanzo… ma per evitare di fare spoiler, o di riportare una trama che potete tranquillamente leggere sulla quarta di copertina, preferisco semplicemente lasciarvi con tre parole: LEGGETELO, PER FAVORE. (Cavolo, di solito sono soddisfatta delle recensioni che pubblico, ma con Dorn non ci riesco mai!..troppo coinvolta emotivamente..)