Il buio avvolge il piccolo protagonista, rapito e tenuto segregato, ma il suo è un buio derivato dalla semplice mancanza di luce. l buio vero, quello che fa veramente paura, è quello dell’anima in cui vivono gli altri protagonisti del libro. Il piccolo Dodo è luminoso, perché ancora semplice e incorrotto dalla vita. Crede nei sentimenti puri, totali, incorruttibili, e per questo è speranzoso e fiducioso. E’ il simbolo dell’innocenza più pura, di quell’età nella quale tutto è ancora bianco o nero, senza sfumature. Gli adulti invece hanno tutti ceduto al buio. De Giovanni descrive tutti personaggi che in vario modo hanno lati nascosti, inconfessati, combattuti. Nessun personaggio è risolto, tutti nascondono e cercano qualcosa. Anche il desiderio di rivalsa dei “Bastardi” non è solo professionale. Tutti loro hanno qualcosa ancora da affermare nella loro vita privata. L’insoddisfazione è l’elemento caratterizzante di ogni singolo personaggio, e a questo ciascuno cerca di porre rimedio in vario modo, solo che le conseguenze sono spesso fuori controllo. Un libro che ben descrive la crisi di questi anni che è arrivata a minare anche i valori e i sentimenti più assoluti e che proprio per questo aspetto risulta diverso dalla produzione precedente di De Giovanni. Lo stile è sempre quello, il lirismo non manca, la scrittura è fluida e sentita, ma il tema di fondo è più universale. Anche per questo motivo questa volta Napoli è sì lo sfondo della storia , ma non ne è parte integrante. E’ Napoli, ma potrebbe essere qualsiasi altra città, in qualsiasi parte del mondo, perché il buio è ovunque, dentro e fuori di noi.