La sinestesia è un fenomeno sensoriale percettivo involontario: cioè il percepire uno stimolo con un senso provoca una reazione netta e propria di un altro senso. Nel caso specifico della protagonista del libro, Doro, è in grado di trasformare in colori sia le personalità delle persone che le situazioni. Uno psycho-thriller quindi, come tutti i precedenti dello stesso autore. La narrazione in prima persona è sicuramente la scelta più giusta per trascinare il lettore in questa spirale di follia. In un scena del libro viene brevemente descritta una mosca che continua a sbattere contro un vetro, ed in effetti la vicenda della protagonista ricorda molto questa situazione: un insetto, non per nulla tra i personaggi compare anche una ragazza-insetto, che si trova rinchiusa in una bolla di vetro, percepisce la realtà all’esterno, ma non riesce a spezzare quella barriera che le impedisce di vedere chiaramente fuori e dentro di sé e quindi di fare e farsi chiarezza. Una trama claustrofobica che piacerà agli appassionati del genere, ma che a mio parere trova la chiave di svolta in un modo un po’ tirato per i capelli, o forse sono io che mi aspettavo un escamotage un po’ più adatto ad un thriller. La causa scatenante il tutto fa sorgere una doppia riflessione. Se da una parte si potrebbe criticare la scelta di un movente alquanto banale, dall’altra è sicuramente vero che nulla è più banale del male, e che spesso dal momento di blackout della ragione di fronte a un momento di stress o crisi, possono nascere reazioni a catena inarrestabili se non si riesce a tenere a bada “ Il cuore cattivo” che tutti abbiamo. Gioca indubbiamente a favore del libro la conoscenza diretta dell’autore di alcune di queste situazioni, non per patologia, sia chiaro, ma per lavoro. Un libro piacevole, anche se continuo a preferire “Il superstite”. T