Nuovo libro di Maurizio de Giovanni. Nuovo non solo perché in uscita in questi giorni, ma anche e soprattutto perché con questo libro secondo me l’autore si è affrancato del canovaccio dei libri con Ricciardi e ha iniziato a esplorare nuovi territori narrativi. Ritorna sì il commissario Lojacono già protagonista del fortunato “Il metodo del coccodrillo”, ma se in quel libro avevo sottolineato la somiglianza con la serie ambientata negli anni 30, in questo ho piacevolmente notato che c’è proprio aria nuova nel commissariato di Pizzofalcone. Certo le caratteristiche della scrittura di De Giovanni sono fortunatamente sempre le stesse: scorrevole, lineare e poetico senza risultare mai melenso; la novità sta nella coralità dei protagonisti. Non è più Lojacono il protagonista assoluto, ma tutto il gruppo degli agenti del commissariato. Personaggi complessi che , come riportato nella seconda di copertina, hanno qualcosa da nascondere o da farsi perdonare. Un gruppo ben costruito che se da un lato ha fatto fare un passo indietro a Lojacono rispetto al libro precedente, dall’altro ha arricchito la trama con nuove possibilità di intrecci e ha aperto molte possibilità per sviluppi futuri. Personaggi che si muovono con le loro vicissitudini personali all’interno di un racconto decisamente non solo ben costruito ma anche e soprattutto ben raccontato. Storie diverse che incrociano la trama gialla rendendolo ben più di un poliziesco. E sullo sfondo sempre lei, la città dai mille volti: Napoli. Una Napoli vista però con gli occhi di un non napoletano, che ne coglie le incongruenze , pur imparando ad amarla. Una città che “ è tanto bella vista da lontano” ma che da vicino purtroppo rivela tutte le sue magagne e miserie, anche morali, ma anche tanta voglia di rivincita e riscatto, anche se a volte cercate nel modo o nel mondo sbagliato. Un bel libro che contiene storie e emozioni belle e intense e una trama gialla che questa volta è riuscita a fregarmi, e questo mi piace, mi piace parecchio.