Abbandonate solo momentaneamente le atmosfere anni ‘30 e l’amato Ricciardi, Maurizio De Giovanni conquista i lettori con un nuovo personaggio ed una storia ambientata ai giorni nostri. Un libro che si legge tutto d’un fiato, con una struttura solida, una buona trama e una scrittura che si fa cullare dai sentimenti; una voce a tratti dura e a volte dolce dalla quale traspare l’amore con il quale l’autore ha pensato e segue i suoi personaggi, trasmettendone i sentimenti al lettore, rimanendo lineare e semplice. Si crea così una sorta di empatia tra autore, personaggi e lettori. Si parla sempre di amore, di quello più assoluto, totalizzante, indistruttibile e dell’odio che dalla sua mancanza può scaturire. Ne “Il metodo del coccodrillo” la storia gialla è a mio parere più in primo piano rispetto ai precedenti. L’indagine è serrata, ma non è fatta solo di prove e di interrogatori, ma anche di sensazioni, partecipazione e compartecipazione al dolore delle vittime e dei carnefici. Ecco questa è una delle caratteristiche che ritrovo simili sia in Ricciardi che in Lojacono. Entrambi, seppur in modo diverso, hanno una particolare sensibilità al dolore altrui, non se lo fanno scivolare addosso ma lo percepiscono, lo fanno loro, soffrendone. Sia Ricciardi che Lojacono sono due solitari, con un passato che li affligge e che li rende all’apparenza scontrosi. Anche qui il protagonista è circondato da due donne, una dolce e abbastanza remissiva, l’altra , almeno all’apparenza, più forte e determinata. Sempre presenti anche le figure dei burocrati, un po’ servili, e il collega che presumo in un auspicabile seguito si trasformerà nella spalla un po’ goffa e divertente di Lojacono. Altra protagonista indiscussa è come sempre Napoli, che qui però viene descritta in modo cinico e realista. E’ una città “nera”, pericolosa; una città dove regna l’indifferenza perché questa è l’unica arma di difesa dei suoi abitanti. Ma proprio l’indifferenza permette al crimine di proliferare indisturbato, in una spirale senza uscita. E’ un giallo dalla trama incalzante, ma non solo: è un libro fatto anche e soprattutto di sentimenti, dove i ruoli di vittime e carnefici non sono distinti in modo netto, e con un occhio decisamente disincantato e realistico alla realtà di Napoli, vittima di se stessa.