Vista la paura che ho provato leggendo il libro precedente di Wulf Dorn (La Psichiatra), devo ammettere che avevo un po' di reticenza nell'affrontare nuovamente lo psicopatico mondo di quest'autore tedesco. Ma alla fine la curiosità ha prevalso, e ho iniziato a immergermi. Squadra che vince non si cambia, e allora ecco che Dorn ambienta nuovamente il suo romanzo all'interno della Waldklinik di Fahlenberg, tra gli stessi corridoi in cui si aggirava Ellen, protagonista del precedente, ma questa volta il protagonista è Jan Forstner, figlio del noto psichiatra Bernhard di cui ha voluto seguire la carriera dopo la sua improvvisa morte. Il passato di Jan è infatti macchiato di un ricordo doloroso, che lo tormenta ancora oggi: la sparizione del fratellino Sven, che quella maledetta sera spinto dalla curiosità tipica di un bimbo di sei anni aveva deciso di seguire il fratello maggiore in una strampalata avventura, e il conseguente incidente automobilistico in cui il padre perse la vita. Jan ancora adesso si porta le cicatrici e i sensi di colpa per l'accaduto, ma ora, tornando nel paese di origine, deve affrontare il passato che per troppo tempo ha cercato di sopprimere. Come fu per "La Psichiatra", il tema della mente umana e dei suoi scherzi si rivela vincente e interessante, in quanto tutto rimane imprevedibile; di conseguenza la lettura diventa scorrevole e non si può far a meno di voltare pagina. Chi stabilisce cos'è la pazzia? Chi sono i pazzi? Domande esistenziali che vengono affrontate nuovamente da Wulf Dorn. Libro consigliatissimo per tutti gli amanti del genere: i thriller nord europei rimangono sempre dei capolavori!