Questa ragazzina piena di petulante candore che passeggia in blue jeans alla scoperta di Parigi, è forse la creazione più felice di Raymond Queneau, ironico e delicato romanziere, poeta cantato e ballato da Juliette Greco e dai Frères Jacques, grande erudito e direttore di una imponente enciclopedia letteraria. Zazie non è Lolita: ne ha l'impertinenza, la durezza, il perfetto aplomb, ma il suo mondo è ancora di favola, le sue peripezie sono miracolosamente innocenti, le insidie della metropoli la sfiorano senza toccarla. Affidata da una madre poco raccomandabile ad uno zio la cui professione consiste nel ballare vestito da donna in un night club, Zazie, sola nella grande città, passa da un incontro all'altro con una disinvolta sicurezza, con una prodigiosa presenza di spirito, lucida, curiosa, sempre un po' sprezzante; non ha paura di nessuno, si difende con crudeli trovate da quanti la intralciano o la infastidiscono, risponde con scelte parolacce a qualsiasi domanda non le vada a genio. Giovanissima e antica, terribile e saggia, Zazie (tradotta in tutte le lingue, e ora filmata da Louis Malle, il regista di Les Amants) si avvia a diventare un "tipo", l'emblema di questa nostra epoca indiscreta e imperturbabile.