Commentare questo testo è assai arduo. In realtà io ovviamente ho letto la traduzione di Eco che, per la complessità e particolarità del testo, può considerarsi un’opera a sé. E infatti all’uscita del libro i meriti di Eco furono unanimemente e ampiamente riconosciuti, a ragione, ma non dimentichiamo che il genio è Queneau. Perché di opera geniale si tratta. Esercizi di stile sostanzia la ricerca stilistica di Queneau, ne è la summa, la lingua è strumento e soggetto della narrazione, il colto excursus attraverso i generi letterari si sposa al divertissement misurandosi con un soggetto ridicolo, che con la sua inconsistenza finisce per esaltare l’esercizio di stile, appunto. Queneau spalanca le porte verso gli spazi senza limiti dove l’intelligenza creativa e irridente fa e disfa a piacimento il linguaggio e quindi il reale, per puro piacere intellettuale. Forse perché suggerisce e sottintende tante sfaccettature, apre un mondo, Esercizi di stile ha prodotto un numero imprecisato di trasposizioni teatrali, non si contano gli attori, le compagnie grandi e piccole che si sono cimentate con la ridicola storia del cappello. Ma tant’è, il gioco intellettuale di Queneau, oltre che essere puro piacere, colpisce sulla laica via di Damasco e ci rende la luce della creatività.