Un uomo è un libro scritto da Oriana Fallaci e pubblicato nel 1979. In questo libro, la scrittrice narra la storia di Alekos Panagulis, che amò e che fu suo compagno nella vita.
"Un uomo" è il romanzo della vita di Alekos Panagulis, che nel 1968 è condannato a morte nella Grecia dei colonnelli per l'attentato a Georgios Papadopulos, il militare a capo del regime. Segregato per cinque anni in un carcere dove subisce le più atroci torture, restituito brevemente alla libertà, conosce l'esilio, torna in patria quando la dittatura si sgretola, è eletto deputato in Parlamento e inutilmente cerca di dimostrare che gli stessi uomini della deposta Giunta continuano a occupare posizioni di potere. Perde la vita in un misterioso incidente d'auto nel 1976. Oriana Fallaci incontra Panagulis nel 1973 quando, graziato di una grazia che non aveva chiesto ma che il mondo intero reclamava per lui, esce dal carcere. I due si innamorano di un amore profondo, complice, battagliero. Lei lo affianca e ne condivide una lotta mai paga. "Il poeta ribelle, l'eroe solitario, è un individuo senza seguaci: non trascina le masse in piazza, non provoca le rivoluzioni. Però le prepara. Anche se non combina nulla di immediato e di pratico, anche se si esprime attraverso bravate o follie, anche se viene respinto e offeso, egli muove le acque dello stagno che tace, incrina le dighe del conformismo che frena, disturba il potere che opprime."
Un uomo è il romanzo sul romanzo, è il resoconto esistenziale che Oriana fa del suo amato, e della sua lotta, lotta per la libertà, lotta per l’uguaglianza, lotta per sé stesso, per sentirsi forse meno colpevole di un mondo che ha sbagliato rotta d’imbarco.
Con una freddezza e una lucidità ci sono raccontati tutti gli attimi, le sfumature, le torture che quest’uomo ha dovuto subire, per arrivare infine alla soccombenza. C’è chi si chiede ancora e pensa se Alekos sia un eroe o un terrorista, dare la vita per le proprie idee non ha nulla di terroristico quanto invece di eroico.
Due uomini ribelli accoppiati dal mondo, che lottano, lottano, irrimediabilmente tutti i giorni:
“Non mi aiuti, allora, mi consegni agli sbirri! Tanto a che serve…” “Soffrire, battersi? A vivere, ragazzo mio. Chi si rassegna non vive: sopravvive.” Poi: “Cos’hai in mente, ragazzo?” “Una cosa e basta: un po’ di libertà.” “Sai sparare, mirare giusto?” “No.” “Sai fabbricare una bomba?” “No.” “Sei pronto a morire?” “Sì.” “Uhm! Morire è più facile che vivere ma ti aiuterò.”
Ci ho messo un po’ per finirlo, però ne è valsa la pena, anche se in alcune parti l’ho trovato estremamente lento.
“L’abitudine è la più infame delle malattie perché ci fa accettare qualsiasi disgrazia, qualsiasi dolore, qualsiasi morte. Per abitudine si vive accanto a persone odiose, si impara a portare le catene, a subire ingiustizie, a soffrire, ci si rassegna al dolore, alla solitudine, a tutto. L’abitudine è il più spietato dei veleni perché entra in noi lentamente, silenziosamente, cresce a poco a poco nutrendosi della nostra inconsapevolezza, e quando scopriamo d’averla addosso ogni fibra di noi s’è adeguata, ogni gesto s’è condizionato, non esiste più medicina che possa guarirci”.
“Agli uomini non interessa né la verità, né la libertà, né la giustizia. Sono cose scomode e gli uomini si trovano comodi nella bugia e nella schiavitù e nell’ingiustizia. Ci si rotolano dentro come maiali. Io me ne accorsi quando entrai in politica. Bisogna entrare in politica per capire che gli uomini non valgono nulla, che a loro vanno bene i ciarlatani e gli impostori e i draghi. Uno entra in politica pieno di speranze, meravigliose intenzioni, dicendo a sé stesso che la politica è un dovere, è un modo per rendere gli uomini migliori, e poi s’accorge che è tutto il contrario, che nulla al mondo corrompe quanto la politica, nulla al mondo rende peggiori”.
“Però è bella la vita, è bella anche quando è brutta”. [...] “Nella vita c’è il sole, c’è il vento, c’è il verde, c’è l’azzurro, c’è il piacere di un cibo, di una bevanda, di un bacio, c’è la gioia che riscatta le lacrime, c’è il bene che riscatta il male, c’è il tutto e io ti amo”.
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