I pesci non chiudono gli occhi
di Erri De Luca
A dieci anni l’età si scrive per la prima volta con due cifre. È un salto in alto, in lungo e in largo, ma il corpo resta scarso di statura mentre la testa si precipita avanti. D’estate si concentra una fretta di crescere. Un uomo, cinquant’anni dopo, torna coi pensieri su una spiaggia dove gli accadde il necessario e pure l’abbondante. Le sue mani di allora, capaci di nuoto e non di difesa, imparano lo stupore del verbo mantenere, che è tenere per mano.
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Commenti (2)
08/11/2011 - gabo
Ho già letto alcuni libri di Erri De Luca, napoletano come me.Mi era piaciuto molto Montedidio, ed anche il più recente Il giorno prima della felicità. Anche con questa opera si conferma la buona prosa che accompagna il racconto intenso e malinconico di un momento importante dell'infanzia dell'autore.
24/05/2013 - Michelle
Scrittore/costruttore.
Mi piace Erri De Luca, mi piace per come sa costruire con le parole
Forse potrebbe essere questa una definizione accettabile del saper scrivere: usare parole bidimensionali per costruire nella mente del lettore forme tridimensionali ma non solo...
Queste immagini hanno odori, sapori da gustare e talvolta riassaporare. In questo libro il gusto è quello dolce, aspro e delicato dei ricordi di un ragazzino di dieci anni.
L'incontro nel sonno, dove piango senza lacrime. Il mio lutto per lui è una pozza d'acqua marina prosciugata. Tra gli scogli resta il sale asciutto, dei singhiozzi a secco.
