Ave Mary. E la chiesa inventò la donna è un libro scritto da Michela Murgia. Pubblicato nel maggio 2011, il libro riscuote subito un successo nazionale, tant'è che il 26 maggio risulta già essere 3° nella classifica generale del Corriere della Sera e 1° per quanto riguarda la saggistica. La pubblicazione è stata criticata dall'Osservatore Romano con l'accusa di essere fatto di idee banali. La chiesa è ancora oggi, in Italia, il fattore decisivo nella costruzione dell'immagine della donna. Partendo sempre da casi concreti, citando parabole del Vangelo e pubblicità televisive, icone sacre e icone fashion, encicliche e titoli di giornali femminili, questo libro dimostra che la formazione cattolica di base continua a legittimare la gerarchia tra i sessi, anche in ambiti apparentemente distanti dalla matrice religiosa. Anche tra chi credente non è. Con la consapevolezza delle antiche ferite femminili e la competenza della persona di fede, ma senza mai pretendere di dare facili risposte, Michela Murgia riesce nell'impresa di svelare la trama invisibile che ci lega, credenti e non credenti, nella stessa mistificazione dei rapporti tra uomo e donna. Bello, anche se lezioso in alcuni punti, forse anche un po’ troppo sentimento c’è nel libro, quel trasporto che forse dovrebbe essere assente, ma che anima la scrittrice inconsciamente, e forse non la si può neanche troppo colpevolizzare. Il libro dà le coordinate delle immagine della donna nel mondo occidentale, riprendendo prestiti soprattutto nel mondo biblico, ma non facendo mancare anche elementi di contemporaneità. Molto belli i passaggi a Gianna Beretta Molla e Madre Teresa di Calcutta.