“Il visconte dimezzato” è un romanzo di Italo Calvino scritto nel 1952. È la prima parte della trilogia I nostri antenati, che comprende anche Il barone rampante (1957) e Il cavaliere inesistente (1959). Ambientato in Boemia e Italia a metà Settecento, presenta come tema centrale il problema dell'uomo contemporaneo (dell'intellettuale, per essere più precisi) dimezzato, cioè incompleto; e proprio a tal fine, il protagonista è stato dimezzato secondo la linea di frattura tra bene e male. Altri personaggi sono i lebbrosi (cioè gli artisti decadenti), il dottore e il carpentiere (la scienza e la tecnica staccate dall’umanità). E’ la storia di un visconte, che partecipa assieme al suo scudiero Curzio ad una guerra di religione di fine Settecento in Boemia. La storia è narrata dal nipote del protagonista, che viene diviso in guerra a metà da una palla di cannone. Così da queste metà usciranno fuori due personalità diametralmente opposte di Medardo, il visconte cattivo detto “Il gramo”, e il visconte “Buono” che sarà presentato nella seconda parte della storia. Quando Medardo ritorna al paese uscirà fuori e mostrerà solo la parte cattiva, che porterà al via numerose atrocità, come la morte del padre, la condanna a morte di numerosi innocenti, o il tentativo di uccisione del nipote. La storia in sé è più che godibile, anche se mi aspettato qualcosa in più, certo che ho apprezzato molto i messaggi che sottostanno alla storia, ovvero dell’uomo dimezzato, che non è mai completo veramente. Inoltre affascinante il modo ambiguo di presentare i personaggi, e la critica all’uomo moderno.