E' in realta' l'unione di due libri costruiti come una raccolta di storie brevi, raccontate attraverso la simbologia dei tarocchi, incorniciate dalla vicenda personale del narratore. Il primo libro "Il castello dei destini incrociati" trae ispirazione da un prezioso mazzo di tarocchi "miniati" disegnati da Bonifacio Bembo per i duchi di Milano, il secondo è "La taverna dei destini incrociati" che è ispirata ai tarocchi marsigliesi. Il libro si apre con il racconto del narratore, che è anche il protagonista (il libro è scritto in prima persona): egli si trova in un bosco all'interno del quale si trova un castello dove si ferma per riposare. Qui il protagonista si accorge di aver perso l'uso della parola e incontra una moltitudine di persone, da cavalieri e nobili signori a viandanti tutti nella stessa condizione.Tutti assieme si siedono a tavola e dopo la cena il castellano mette a disposizione dei commensali un mazzo di tarocchi con i quali esprimersi e raccontare le proprie storie.
Di queste due raccolte di storie intrecciate la prima è senz'altro quella riuscita meglio. Calvino utilizza le carte dei tarocchi disponendole in file verticali ed orizzontali, un po' come avviene nelle parole incrociate, creando in questo modo delle sequenze narrative nelle quali si combinano i destini di tutti i personaggi. Non è una lettura semplice specialmente "La taverna dei destini incrociati" , dove il racconto spesso sembra un puro esercizio intellettuale spesso complicato a tal punto che e' difficile capirlo.
Ho trovato questo libro abbastanza lento e a volte troppo logorroico. Il ciclo degli antenati e' migliore.