Un capolavoro, una lettura necessaria e assolutamente indispensabile: Levi racconta con chiarezza estrema il periodo da lui trascorso ad Auschwitz: l’incertezza del viaggio, la paura di non sapere dove si stava andando, l’arrivo nel campo, la separazione dai parenti e conoscenti che probabilmente non si rivedranno più, lo sconcerto di trovarsi di fonte alla crudeltà dei tedeschi per i quali quella crudeltà rientrava nei propri compiti e doveri quotidiani. La sua analisi spietata del meccanismo, messo in atto dai tedeschi, che mirava alla demolizione dell’uomo: il togliere all’uomo tutto..dalla casa e i cari agli oggetti personali..alle abitudini quotidiane..fino persino al nome sostituito dal numero tatuato sul braccio..tutto finalizzato a trasformare l’altro in un uomo vuoto, senza alcuna dignità e senza alcuna prospettiva del futuro perché quello a cui, in queste condizioni, si può pensare è solo il futuro prossimo ..quello che importa è se oggi si riuscirà a mangiare..se domani farà tamto freddo. In queste condizioni per sopravvivere ci si rende conto che è inutile sognare e continuare a pensare a quello che si era e si aveva perché il risveglio sarebbe ancora più doloroso. Per sopravvivere è necessario sforzarsi di conservare le più elementari norme di civiltà: per cui anche se poteva sembrare inutile, nel lager c’era chi continuava a lavarsi, anche senza sapone con l’acqua sporca, per poi andare a lavorare nel carbone e tornare più sporco di prima ma era una cosa che si doveva fare per se stesso..per conservare almeno "l’impalcatura della civiltà". E c’era chi, per sopravvivere, arrivava a collaborare con il carnefice, diventando a volte anche più spietato e dall’altronde personaggi del genere erano indispensabili ai tedeschi per riuscire a controllare il vasto campo di concentramento. Non c’è alcuna speranza di salvezza perchè in quest'inferno si è coscienti del fatto che il carnefice non può lasciare sopravvivere la prova della sua malvagità. È una descrizione fredda e glaciale, che forse non vuole suscitare pietà ma vuole che chiunque legga diventi cosciente dell’assurdità di questo periodo storico, consapevole della crudeltà e della ferocia cui un uomo può arrivare per distruggere e annientare un suo simile, e allo stesso tempo lanciare qua e là nelle pagine un lampo di fiducia. Un qualche segnale del fatto che anche nel peggiore degli inferni, in un modo o nell’altro, un uomo può trovare la forza di sopravvivere, portandosi ovviamente dietro un bagaglio di memoria e di dolore che non può essere ignorato, per quanto doloroso.