La banda dei brocchi)
Letteratura italiana

La banda dei brocchi, recensito da Gino

La Banda dei Brocchi è il primo di una trilogia, ambientato in un Inghilterra degli anni ’70 dove tutto è in cambiamento: lotte sociali, sussulti, lotte sindacali, politica perversa, lo sguardo di un mondo con una lente che è portavoce di voci adolescenti e di sguardi perentori di quegli adulti senza ragione: [Lois sedicenne] «“Si, a pensarci bene lei il mondo lo voleva vedere. Quella consapevolezza le era cresciuta dentro piano piano, alimentata dai programmi televisivi sul turismo e dalle foto a colori del "Sunday Times", la consapevolezza che oltre i confini di Longbridge esisteva un intero universo, più in là del capolinea del 62, di Birmingham, addiritttura dell'Inghilterra. E lei lo voleva vedere, e dividerlo con qualcuno. Voleva qualcuno che la tenesse per mano mentre lei guardava la luna che sorgeva sopra il Taj Mahal. Voleva essere baciata, piano, ma a lungo, sullo sfondo magnifico delle Montagne Rocciose, in Canada. Voleva scalare l'Ayers Rock all'alba. Voleva qualcuno che le chiedesse di sposarlo mentre il sole al tramonto stendeva le sue dita rosso sangue sui minareti rosa dell'Alhambra”». [Sguardi superiori] «Era il mondo, il mondo in quanto tale, che era fuori dalla sua portata, tutta quella costruzione assurdamente grande, complicata, casuale, incommensurabile, quella marea incessante di relazioni umane, politiche, culture, storie... Come sperare di riuscire a padroneggiare tutte quelle cose? Non era come la musica. La musica aveva sempre un senso, una logica. La musica che sentì quella sera era chiara, accessibile, piena di intelligenza e umorismo, malinconia ed energia, e speranza. Non avrebbe mai capito il mondo, ma avrebbe sempre amato quella musica». [Ma quanto è vero] «A volte mi sento come se fossi destinato a essere sempre dietro le quinte quando arriva una scena madre. Come se Dio mi avesse scelto come vittima di un cosmico tiro mancino, assegnandomi poco più di una comparsata nella mia stessa vita. Altre volte mi sento come se non avessi altro rôle che quello dello spettatore di storie di altra gente, e per di più fossi condannato a lasciare il mio posto sempre al momento cruciale, e andare in cucina a farmi una tazza di tè proprio quando arriva la resa dei conti».

Ricordati che questa è l'opinione di un lettore e non rappresenta una recensione ufficiale del libro.

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