I primi tre racconti di questa raccolta sono percorsi da una vena di ironica malinconia per le occasioni mancate e per il passaggio inesorabile del tempo. Un musicista di un piano bar sogna ciò che avrebbe potuto essere in Nona e Tredicesima, in V.O. un regista della giuria di un festival dell'horror e del fantasy tentenna tra due rapporti possibili per ripiombare nell'inconcludenza di una vita mediocre e in Ai ferri corti una coppia di pensionati vive nella solitudine rassegnata di una casa sul mare cui non sono riusciti a dare un nome, neppure dopo anni di lunghe discussioni. Gli altri tre racconti della raccolta sono storie compiute e, allo stesso tempo, come ci dice l'autore nella nota introduttiva, schizzi e frammenti per un'opera di più ampio respiro intitolata Unrest, che si propone di tracciare la storia di una famiglia borghese nella seconda metà del Ventesimo secolo. In Le Stupidaggini di Ivy, l'io narrante è il figlio più piccolo, che a dieci anni, mentre la famiglia allargata è riunita per Natale, vede il fantasma di un uomo assassinato dalla moglie che cerca di uccidere la nonna. In Pentatonico, assistiamo alla prima frattura di un matrimonio che rivela la fondamentale diversità nel sentire dei coniugi, durante il concerto della figlia. E in Rotary Park, la moglie scompare proprio alla vigilia di Natale nell'impossibilità di porre rimedio al senso di inquietudine che domina il matrimonio .Infine, Billy Wilder: diario di un'ossessione, il pezzo che chiude la raccolta, evoca letteralmente...