L'apologia di Socrate è stato scritto da Platone negli anni giovanili tra il 399 e il 388 a.c, ed è sicuramente la testimonianza più veritiera del processo a Socrate.Platone in questo testo si attiene fedelmente agli atti del processo.Il brano si può dividere in tre parti: nella prima Socrate espone i fatti e confuta le accuse che gli sono mosse sia quelle recenti che quelle passate(Durante il processo il filosofo veniva accusato di non rispettare gli Dei, introducendone altri e corrompendo la mente e il corpo dei giovani.).La seconda parte in cui Socrate spiega i principi della sua filosofia, dei suoi insegnamenti ma viene comunque condannato a morte dalla giuria (questa volta con un vantaggio maggiore).La terza parte in cui Socrate fa un discorso di commiato rivolgendosi alla giuria, a coloro che l’hanno condannato e a coloro che l’hanno assolto in due momenti separati; mettendo a confronto la morte e la malvagià egli afferma che sia molto più difficile sfuggire al male piuttosto che alla morte e che uccidendo un uomo si pone fine alla sua vita ma non all’idea che quest’uomo aveva portato avanti con convinzione.All'inizio Socrate fa sfoggio della sua celebre ironia per confutare le accuse, poi si scusa per la sua oratoria semplice affermando di essere solo capace di affermare la verità.Molto probabilmente proprio per questo verrà condannato.nonostante la sua fosse una difesa inoppugnabile.Platone è allievo di Socrate e come lui crede che ognuno deve trovare le proprie informazioni dialogando ecco perchè le opere di Platone sono sempre sotto forma di dialogo.Nel caso dell'Apologia Socrate è nell'impossibilità di dialogare con il tribunale ateniese ma riesce comunque a portare. con la sua dialettica. l'avversario a dire ciò che lui vuole.Mi ha colpito le sue affermazioni sulla morte.Tutto parte dalla affermazione dell'oracolo di Delfi che disse che Socrate era la persona più saggia del suo tempo.egli, non credendosi il più sapiente, ma non volendo oltraggiare l'oracolo, inizia una ricerca per trovare qualcuno più sapiente di lui, e così inizia a girare interrogando coloro i quali erano considerati i sapienti del tempo.Scopre così che tutti si considerano sapienti senza esserlo e capisce di essere veramente il più saggio, così inizia ad adempiere alla volontà del dio cercando di diffondere la sua sapienza che si può riassumere nella frase: -so di non sapere-.con questa frase si vuole intendere che la vera sapienza è la consapevolezza di non essere saggi, perfetti, ovvero di sapere e di affermare di dover sempre imparare.purtroppo Socrate facendo ciò si crea molti nemici all'interno della polis ateniese i quali lo accusano per mezzo di Meleto, Anito e Licone.Socrate resterà un pilastro nella filosofia di Platone e la sua condanna(ingiusta) sarà la condanna del popolo ateniese per i secoli futuri.