Se c’è uno strumento che è diventato il simbolo della nostra tecnologia, è sicuramente il computer. Rinchiuso fino a trent’anni fa in enormi stanze, lontano dalla portata della maggior parte delle persone, dagli anni Ottanta il computer è stato protagonista di una rivoluzione. Oggi molti hanno un computer sulla scrivania, altri hanno in tasca telefoni che funzionano come computer. Sembra che ormai non si possa nemmeno più scrivere senza usare il computer. Ora, il computer è un prodotto tecnologico, e come tale ha alle spalle una scienza. Per ritornare alla sua origine bisogna sempre rifarsi all’antica Grecia e rileggere i lavori di Aristotele e degli stoici. Da Aristotele, si passa nel Seicento attraverso il sogno di Leibniz di meccanizzare il ragionamento, e approda nel Novecento al computer. Si è trattato naturalmente di un lungo processo, che si è avvantaggiato della formalizzazione delle leggi del pensiero operata da George Boole, Gottlob Frege e Bertrand Russell. Ma l’essenza della teoria del computer si trova racchiusa bel risultato epocale ottenuto nel 1931 da Kurt Gödel: il suo famoso teorema di incompletezza. Per cercare di rendere il teorema di Gödel più comprensibile, nel 1936 un signore di nome Alan Turing lo tradusse in termini meccanici, e per fare questa traduzione inventò una macchina di carta che non era, appunto, nient’altro che il progetto astratto del computer come oggi lo conosciamo. Altra figura affascinante anche se poco ricordata nella storia è Augusta Ada Byron nata nel 1815 figlia del famoso poeta Lord Byron che ha contribuito al progresso all’informatica dando un linguaggio per computer ampiamente usato in applicazioni militari e aerospaziali, inoltre stretta collaboratrice e interprete come la definiva Babbage padre dei primi programmi per la macchina analitica. Solo con l’IBM 5150 (1981) si da il nome moderno di PC coniato nel 1974 dalla rivista “Rolling Stone”. Voglio infine riportare la triste storia di Turing morto a soli quarantadue anni. Era omosessuale, in un periodo in cui in Inghilterra l’omosessualità era proibita, anche fra adulti consenzienti. Nei primi anni Cinquanta, una sera egli rimorchiò un ragazzino, se lo portò a casa, e la mattina dopo scoprì che il ragazzino gli aveva rubato dei soprammobili in casa. Turing, molto ingenuamente, andò a denunciare il furto, e disse che credeva che a commetterlo fosse stato il ragazzino che aveva rimorchiato. Così confessò lui stesso un crimine, e fu arrestato, processato e condannato. Ma essendo un eroe di guerra, anche se all’epoca la cosa non era ancora di dominio pubblico, il governo permise al tribunale di offrirgli un’alternativa. Invece di una pena detentiva, gli fu offerta una cura per <<guarire>> dall’omosessualità. Una cura di ormoni femminili, che Turing accettò di fare, ma che gli fece, tra l’altro, crescere il seno e cadere la barba. E lui, a un certo punto, decise che ne aveva abbastanza dell’Inghilterra e dei suoi pregiudizi, e si suicidò. Però era molto legato alla madre. E non volendo che lo venisse a sapere, o potesse pensare, che lui si era suicidato, scelse una via molto strana. Decise di fare come Biancaneve: intinse una mela nel veleno, e la mangiò. Fece quindi apparire un suicidio come un incidente. Ed è proprio questa mela a cui manca un morso, che oggi è diventata il simbolo della Apple, e ricorda il morso che provocato la morte di Turing.
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