Amok
  • 9788845918575
  • Adelphi (Piccola biblioteca, 509)
  • Mar 01, 2004

Amok

di Stefan Zweig

Amok è una parola malese che indica una "follia rabbiosa, una specie di idrofobia umana... un accesso di monomania omicida, insensata, non paragonabile a nessun'altra intossicazione alcolica". Lo sa bene il protagonista di questa novella, un medico dai tanti conti in sospeso: con la giustizia, con la professione, con la propria vita ormai annientata. In una confessione simile a un delirio, racconta di un mondo febbrile dove si scontrano la dispotica imperiosità di una donna, convinta che tutto si compri con il denaro, e la divorante passione di un uomo cui i tropici e la solitudine hanno sviato la mente e i sensi.


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Commenti (2)

10/03/2012 - fra_paga
utente
Breve racconto che racchiude in sè una lunga catena di emozioni. Stile impeccabile, Zweig si rivela essere un ottimo scrittore. Bello. voto 7,5

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03/03/2013 - Gino
utente
“Amok” è una novella scritta negli anni ’20 che si concentra sulla psiche umana e su quanto questa possa influire sugli aspetti comportamentali della persona. E’ la storia di un viaggio lungo l’Oceano Indiano, su una nave che ha come destinazione Napoli. Protagonista della vicenda è un medico tedesco che, dopo aver fallito la sua carriera in Germania, si trasferisce in India, e vive tra alcool, vecchi ricordi, nostalgia per quell’Europa ormai solo passato. Ma poi, improvvisamente arriva un incontro, una persona inaspettata, una donna che cambierà tutte le carte in tavola, lei è un’affascinante aristocratica, algida e forte, rimasta incinta da un rapporto extraconiugale, che gli chiede di abortire. Il medico, gli pone un ricatto: la farà abortire solo se si concederà a lui. E proprio ora, che il rapporto tra i due cambia, diventa feroce, instabile, contro ogni tipo di razionalità, l’uomo è posseduto dalll”amok”, parola maltese che indica una sorta di raptus e porta alla rovina chi ne è affetto: « una follia rabbiosa, una specie di idrofobia umana... un accesso di monomania omicida, insensata, non paragonabile a nessun’altra intossicazione alcolica », un malessere che porta al decadimento di ogni pensiero prima di ogni ragione: “Dunque, l'amok... sì, l'amok è così: un malese, un uomo molto semplice, assolutamente bonario, si beve il suo intruglio... se ne sta lì seduto, apatico, indifferente, spento... come me ne stavo io nella mia stanza... e all'improvviso balza in piedi, afferra il pugnale è corre in strada... corre sparato come una freccia, sempre diritto, senza deflettere... senza sapere dove... Chi gli si para davanti, essere umano o animale, viene trafitto dal suo kris, e l'orgia di sangue non fa che eccitarlo maggiormente... Mentre corre, ha la schiuma alle labbra e urla come un forsennato... ma continua a correre e correre, senza guardare né a destra né a sinistra, corre e basta, con il suo urlo acutissimo, con il suo kris insanguinato, in quella rettilineità mostruosa...” Il racconto è pieno di tensione, morboso, ossessivo, che spinge ad una fine che troverà ragione solo dopo aver letto e riflettuto su ogni singola pagina. “Le situazioni psicologiche misteriose esercitano su di me un fascino addirittura sconvolgente, mi intriga fino al midollo scoprire connessioni, e le persone singolari riescono con la loro sola presenza ad accendere in me un desiderio di conoscerle che non è di molto inferiore a quello del possesso nel caso di una donna.”

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