Quel che resta del giorno
  • 9788806173418
  • Einaudi
  • 2005

Quel che resta del giorno

di Kazuo Ishiguro

Oxforshire, Inghilterra. Estate 1956. Figlio di maggiordomo, e maggiordomo egli stesso, l'anziano Stevens ha trascorso gran parte della sua vita in una antica dimora inglese di proprietà di Lord Darlington, gentiluomo che egli ha servito con devozione per trent'anni. Con altrettanta fedeltà egli si accinge ora a entrare al servizio del nuovo proprietario di quella dimora, l'americano Mr. Farraday, desideroso di acquisire, assieme ed attraverso la casa, anche quanto di antico, per storie e tradizione, a essa si accompagni. Ed è su invito del nuovo padrone che Stevens intraprende, per la prima volta nella sua vita, un viaggio in automobile nella circostante campagna inglese. Questo viaggio si risolverà in un inquietante viaggio dentro se stessi. Fonte http://www.ibs.it/code/9788806173418/ishiguro-kazuo/quel-che-resta.html


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Commenti (3)

02/09/2011 - Claudia
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Trama coerente e solida, fantastica, scrittura scorrevole, personaggi descritti in maniera completa e sublime. Adoro questo libro!

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04/11/2012 - sofia
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Un libro Quel che resta del giorno di Kazuo Ishiguro che definirei lento, molto lento anzi.Stevens un maggiordomo perfetto come tutti i maggiordomi inglesi, intraprende un viaggio per incontrare Miss Kenton, ormai sposata, governante della casa di Lord Darlington . Durante il viaggio ricorda la sua vita ormai giunta al tramonto. Ricorda in prima persona tutte le vicende che ha passato in casa Darlington soprattutto il suo altissimo senso del dovere che gli aveva impedito persino di essere presente con il padre negli ultimi istanti della sua vita.L'inizio è sicuramente noioso tanto da rallentare la lettura che più avanti diventa un attimo più scorrevole.Forse è l'unico stile possibile per descrivere Stevens il maggiordomo ligio al dovere e rigido nei modi quanto nei sentimenti.Risalta il rapporto con Miss Kenton negli anni in cui lei lavorava dai Darlington piccoli screzi che però in fondo rivelavano un affetto mai confessato.Ambiguo anche il rapporto con Lord Darlington tanto che durante il viaggio per ben due volte nega di aver lavorato per lui, anche se nel dipanarsi dei ricordi si scoprirà che questo atteggiamento ha un motivo politico.In sostanza al dilà di molti pareri positivi a me questo libro non è piaciuto troppo piatto, narrazione troppo lenta e per capire il motivo del titolo ho dovuto pensarci un pò a Stevens guardando Miss Kenton che si allontana nella pioggia cosa resta?La sera e la vecchiaia forse?Allora a me lettrice non resta che un senso di opprimente tristezza...

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06/11/2012 - Gino Centofante
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“Quel che resta del giorno” di Kazuo Ishiguro è il libro che ho scelto per il libro del mese per il Club di lettura, dopo aver letto “Non lasciarmi” ed esserne stato folgorato, conteso e confuso, non potevo non leggere questo libro tanto discusso. Protagonista è il maggiordomo Stevens che descrive tutta la sua vita nella tenuta inglese di Lord Darlington. Stevens ha un carattere particolare, una vocazione, è uno stacanovista nel suo lavoro, così chi è diligente con le sue carte, chi con le fatture, chi con l’intrattenimento, così il maggiordomo impugna pezze e lustrini e fa degli oggetti domestici la sua fonte di soddisfazione. Tutto questo scorre negli anni precedenti alla seconda guerra mondiale, in una casa che è anche il simulacro di tanti accesi incontri, dibattiti, visioni di quella Gran Bretagna di Neville Chamberlain e quella Germania di Adolf Hitler. Il senso che sfugge potrebbe essere il sottotitolo di questa storia che ne snocciola e presenta il senso troppo tardivamente, l’amore ti chiama, sì avvicina, ti fa l’occhiolino, tu resti immobile, impassibile, non aneli espressioni, tutto cambia, evolve, muta. La signora Kenton è la lei bramosa, e donna ormai accomodata da una relazione al principio di passaggio ed ora di natura, che porta in grembo un bambino. La razionalità e l’immutatezza, un viaggio verso un passato ormai sparito, svanito e demonio del presente, come la colomba che spicca il volo (scena che mi ha emozionato) Stevens troppo preso dal suo mestieri e dalla sua missione sì, perché per lui era una missione, non ha aperto le sue ali e colto quel richiamo che rende tutti gli uomini veri uomini, un libro che ti entra dentro, ti scava e ti lascia riflettere ampiamente, ancora una volta Ishiguro non delude, anzi a suo modo questo libro è ancora più evocativo dell’altro letto. “Ma che senso vi è nel continuare all’infinito a far congetture su che cosa avrebbe potuto accadere se tale o tal’altro momento si fosse risolto in maniera diversa? In questo modo, forse, si può condurre se stessi alla follia. In ogni caso, mentre va benissimo parlare di “svolte decisive”, si può certo riconoscere tali momenti solo guardando ad essi retrospettivamente. […] Piuttosto, era come se uno avesse a disposizione un numero interminabile di giorni, mesi e anni […] un numero infinito di ulteriori opportunità durante le quali rimediare agli effetti di questo o quel fraintendimento. Non vi era certamente nulla, all’epoca, che indicasse che tali in apparenza piccoli incidenti avrebbero reso irrealizzabili dei grandi sogni, e per sempre.”

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