Dopo aver celebrato le sue montagne e i loro segreti e aver dato vita a epici personaggi nati tra i boschi, Mauro Corona presta la sua voce calda e potente a una donna, per raccontarne la vita costellata di sventure ma sorretta da un incrollabile coraggio. Come tante madri e mogli vissute in società patriarcali, la protagonista di questa ballata è tormentata dalla fatica dei giorni e dalla brutalità degli uomini: alle spalle ha il lavoro nei campi o dentro casa, gli abusi di un marito violento, anni svuotati di ogni gioia tranne l'amore per i figli. Davanti a sé nessuna speranza, se non l'attesa della morte per "mettere le ali e volare in paradiso". Finché un giorno dei forestieri arrivano in paese per costruire una diga, portando finalmente un po' di benessere... Ancora non sa, la donna ertana, che il 9 ottobre del 1963 sarà proprio quella diga a provocare l'apocalisse. In questa grande ballata Mauro Corona canta la forza e l'orgoglio di tutte le donne capaci di affrontare a testa alta le durezze del destino e lo fa attingendo al dialetto della sua terra, una lingua impastata di sudore e sangue, schioccante come i rami che si spezzano sotto il peso della neve, dolce come la carezza di una madre.