Sotto le chiose rivelatrici di Colli e la sua tipica cadenza argomentativa, ognuno dei due pensatori entra in una serie di rapporti storici ed epistemologici mobile e imprevedibile. Così Gorgia, anziché modello della «sapienza apparente» usata da «ingannatori» nemici dei filosofi, è un sofista nell'accezione di «fisiologo»e di «fisico», e dunque capace di elaborazioni profonde ed eleganti, che culminano nella celebre tesi della reductio ad impossibile. Quanto a Parmenide, Colli ne ripercorre le vertigini ontologiche indagandone punti cruciali - come il rapporto tra dóxa e alétheia - e nel contempo prospettando accostamenti arditi e illuminanti, come il legame tra l'ón - «il cuore che non trema della verità» - e il brahman indiano. Questo volume raccoglie i corsi universitari su Gorgia e Parmenide, tenuti rispettivamente negli anni 1965-66 e 1966-67, che sono il diretto proseguimento del corso su Zenone di Elea e costituiscono con quello un trittico, uno studio approfondito sulla scuola eleatica. La pubblicazione è stata resa possibile grazie ai taccuini di appunti tenuti da Ernesto Berti durante le lezioni, e su di essi è basata. (archivio Giorgio Colli)