Pennac racconta dell'approccio con un pubblico di uditori, giovani adolescenti, che credono di non amare leggere. Preconcetto contro cui bisogna battersi, ma senza forzature. Abbandonare il ruolo di commentatori, di superbi depositari del "vero" significato di un testo. Lasciare che sia il libro a parlare e non la nostra presunta saggezza. Non voler dare a tutti i costi un significato e pretendere che tutti lo intendano allo stesso modo. A pagina 110 Pennac scrive: "...Parlare di un'opera a degli adolescenti, e pretendere da loro che ne parlino può rivelarsi molto utile, ma non è un fine in sé. Il fine è l'opera. L'opera nelle loro mani. E il primo dei loro diritti, in materia di lettura, è il diritto di tacere." E poi c'è l'elenco noto a molti, anche a chi non ha mai letto questo libro, dei diritti imprescrittibili del lettore. Una vera e propria provocazione, costruttiva, a certi classici canoni scolastici.