E’ da tanto tempo che rimando la lettura di questo libro, un po’ per paura, un po’ per stato d’animo. Per leggere certi libri ci vuole il momento giusto, bisogna essere predisposti. Cent'anni di solitudine è un romanzo del 1967 del Premio Nobel colombiano Gabriel García Márquez e una delle opere più significative della letteratura del Novecento. Il libro ci descrive le storie di Macondo, nome immaginario di una piccola città collocata nelle terre Colombiane. I protagonista del libro sono, i componenti della famiglia Buendìa, trasferita in quelle zone parecchi secoli prima. Questo piccolo villaggio vive isolato dal mondo, la comunicazione avviene solo tra di loro; i nipoti hanno gli stessi nomi dei nonni, quasi a voler prolungare la loro vita, renderli immortali. La famiglia Buendìa seppur rinchiusa in questo piccolo lembo di terra, riesce a conoscere gli accadimenti che succedono al di fuori di questo semimondo. Arrivano gli zingari al seguito dei loro commercianti, vengono costruite ferrovie, scoppiano rivoluzioni, sembrano atterrare aerei, ma niente toglie questa fiabesca realtà dal suo torpore, dalla sua identità minima, dal suo estraniamento dalla realtà, creando ed essendo portavoce di una realtà altra, quasi impossibile, e a tratti fastidiosa. I nipoti sempre chiamandosi come i nonni ne posseggono anche le caratteristiche dell’intimo agire, mostrando quegli stessi caratteri, riuscendo a ricrearsi da loro pur essendo altri. Altri riescono ad allontanarsi da Macondo, condurre la loro esistenza fuori da questa “bolla”, raggiungere i propri successi, e poi ritornarvi per porre le propria ossa ormai prossime alla morte nella terra dalla fertilità strana. Sembra un ciclo perpetuo, infinito, senza sosta, fin quando l’ultimo discendente di questa famiglia si inimica uno zingaro che dà vita e dà seguito ad un incantesimo che distrugge il villaggio, destinandolo a quella memoria debole, ormai stanca di una generazione che rimane e vive per cent’anni di solitudine. Bello, anche se ribadisco bisogna essere predisposti, e con i nomi non è stato molto semplice, devo ammetterlo. Durante il IV Congresso internazionale della Lingua Spagnola, tenutosi a Cartagena nel marzo del 2007, è stato votato come seconda opera in lingua spagnola più importante mai scritta (preceduto solo da Don Chisciotte della Mancia).