Non sono certamente all'altezza per dare un giudizio "universale" a quest'opera che molto probabilmente mi svelerebbe nuove sensazioni in una lettura più approfondita e spirituale magari compiuta in età più saggiamente avanzata...
Il libro è certamente bello e paradossalmente lento nella sua scorrevolezza. L'intrecciarsi di una saga (apparentemente solo) familiare composta da nomi che si ripetono ai limiti dell'infinito rende difficile quasi fino alla fine la collocazione degli eventi descritti e ne causa spesso un rallentamento del ritmo a volte eccessivo.
Però cent'anni di solitudine (e questo lo si capisce mano a mano che le pagine scorrono) non è un libro puramente descrittivo di fatti ed eventi, è piuttosto una ricerca nei meandri più profondi della società e del modo in cui la mente umana la costruisce nel tentativo (arrogantemente umano) di distaccarsi dai cicli della natura animale della quale facciamo inevitabilmente parte. Così tutto si ripete, gli errori, le speranze, le disillusioni. E per descrivere il caos ciclico, ci voleva uno stile ciclico, surreale e ai limiti del fantastico.
In questo l'autore è stato un maestro.
Voto 7- (voto dettato esclusivamente dalle mie sensazioni (e limiti) ATTUALI)