Uomini e topi è un romanzo dello scrittore statunitense John Steinbeck pubblicato a New York nel 1937 e tradotto in italiano da Cesare Pavese l'anno successivo per Bompiani. Il titolo dell'opera è derivato dal titolo di una poesia dello scrittore scozzese settecentesco Robert Burns e, come scrive Claudio Gorlier, «I versi di Burns da cui il titolo è ricavato accennano ai piani architettati da uomini e da topi che spesso sortiscono cattivo esito, e invece della gioia promessa recano null'altro che dolore e sofferenza. Il mistero dell'esistenza e l'imprevedibilità delle forze che lo governano si ricollocano dunque al centro del ristretto universo di Steinbeck, investendo la coppia Lennie-George, protagonisti di una favola ossessiva e limacciosa, condotta sullo schema di una delineazione tipologica (l'onesta animalità di Lennie; l'intelligenza dolorosa di George; il sogno di libertà di entrambi; la irredimibile e crudele alienazione del negro Crook vittima del pregiudizio razziale; la perversa sensualità della satanica tentatrice, la moglie di Curley, che morirà per mano dell'unico vero innocente, Lennie) che ha indotto qualche critico a considerarla un modello di storia biblica con la dialettica Lennie Adamo-femmina Curley Eva.» Il libro può essere definito romanzo breve o un racconto lungo. Siamo nel periodo della Grande Depressione americana, in California, in compagnia di alcuni braccianti che lavorano duramente, come i protagonisti George Milton e Lennie Small che è affetto da un ritardo mentale, è un minus habens, ovvero non riesce a dosare la sua forza tantoché uccide inavvertitamente animali a lui cari, come topi o cani. In George troverà la sua salvezza e il suo aggrappo alla vita, l’amico gli farà credere che un giorno avranno una casa tutta per loro piena di conigli. La forza di Lennie diventerà esagerata tanto che lui commetterà un reato, l’amico per portarlo in salvo e non lasciarlo al giudizio di tutti i braccianti riuscirà a fare una scelta sofferta, ma giusta, soprattutto in nome della loro amicizia. Il racconto è caratterizzato da personaggi semplici e ben definiti, in sé non è che mi abbia entusiasmato molto, c’è da dire che però si legge bene.