Ho riletto senza costrizioni il romanzo per eccellenza. Il sistema scolastico italiano ci fa odiare Manzoni, che al momento della lettura imposta ci pare tanto distante da noi, ma in realtà non è poi vero. Un romanzo in cui c’è tutto, non manca nulla. Un romanzo con una genesi articolata, che si fa portavoce e promotrice della formazione della nostra lingua, e già se si pensa che “I promessi sposi” hanno dato origine a diverse frasi ed espressioni che in Italia sono entrate nell'uso comune. Alcuni esempi: Da "Questo matrimonio non s'ha da fare" a "Perpetua", che ora identifica per antonomasia le collaboratrici dei parroci; da "latinorum" a "Carneade", per definire un illustre sconosciuto, e ancora da "Azzecca-garbugli" per definire un avvocato di scarsa etica professionale (o, in generale un arruffone che incanta il prossimo solo a parole), a "i capponi di Renzo" per indicare in senso figurato soggetti deboli e destinati a soccombere che si perdono nel litigare fra di loro, invece di far fronte comune contro la fine che li attende. Sono spesso citati inoltre interi brani del romanzo che vengono tuttora imparati a memoria e recitati, come "Addio, monti sorgenti dall'acque..." e "Quel ramo del lago di Como che volge a mezzogiorno...", tutti riferimenti al paesaggio dei dintorni lecchesi. Impossibile dimenticare ogni personaggio, perché ognuno a suo modo ormai fa parte del nostro tessuto corporeo.