La carta più alta)
Gialli, polizieschi e noir

La carta più alta, recensito da Gino

“Basta poco, a volte. Il gesto giusto al momento giusto, semplicemente, senza fare annunci o promesse di nessun genere. Così la cosa ti sorprende, e ha più valore. I quattro vecchietti erano entrati nella stanza un'oretta prima, in ordine sparso, ognuno con una seggiola sotto il braccio, dando solo un'occhiata per accertarsi, probabilmente, dell'assenza del dottor Berton. Quindi, senza dire una parola, avevano messo le seggiole intorno al letto e steso un lenzuolo verde sulla parte di materasso priva di Massimo. Una mescolata al mazzo e via. Briscola in cinque: cinque giocatori, otto carte in mano e una faccia di culo a testa, il resto vien da sé. Già mentre prendeva le carte in mano, Massimo aveva ritrovato il sorriso.” Mi trovo a parlare dell’ultimo libro della serie del Barlume che a detta dell’autore non vedrà dei successivi proprio per non cadere nella sindrome della “Signora in Giallo” d’altronde in quella periferia Toscana non è che ogni anno possa accadere un omicidio, ma si può cercare di far luce su vecchi casi irrisolti, ed è proprio da qui che nonno Ampelio, il Rimediotti, il Del Tacca del Comune, Aldo e Massimo il Barista si metteranno di nuovo a indagare. I vecchietti del Barlume indagano sulla morte di Ranieri Carratori che tutti credono sia morto per malattia ma che invece…Accompagnati da un linguaggio semplice, carismatico, Malvaldi riesce a farci uscire dalla noia e a farci fare un soggiorno nella Pineta seppur in tempo di crisi.

Ricordati che questa è l'opinione di un lettore e non rappresenta una recensione ufficiale del libro.

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