James Sveck è un diciottenne newyorkese solitario e colto, amante della lettura, che vive la sua ultima estate prima di andare all'università. I genitori sono divorziati, James vive con la madre, alle prese con la separazione dal neo-marito Barry, e la sorella maggiore Gillian, fidanzata con un professore sposato. Lavora nella galleria d'arte gestita dalla madre, che raccoglie lavori di artisti concettuali, non ama molto il prossimo, specialmente i suoi coetanei, e andando contro le aspettative dei genitori non vuole andare all'università, sognando una vita solitaria in una casa delMidwest. I genitori, incapaci di gestire il suo disagio, lo mandano da una terapista, a cui James racconta aneddoti della primavera precedente, in cui ha manifestato il suo forte disagio con gesti sconsiderati. L'unica persona a cui James è fortemente legato è la nonna Nanette, una donna anticonformista che riesce a comprendere la sua inquietudine. Ho adorato la figura di Nanette unica donna della vita di James che sa capirlo, consigliarlo, parlarci e lenire tutte le sue paure. Mi sono sentito per certi versi anche io un po’ James che viene visto come un “disadattato” solo perché non riesce a relazionarsi con gli altri o perlomeno con chi ritiene superficiale. Pagine che scorrono veloci, che ti fanno assaporare piano piano la psicologia di James che altro non è che un ragazzo introverso, in un mondo che ancora oggi ti impone per chi non è bravo ad esternare le proprie emozioni a rinchiudersi in te e a crearti i tuoi castelli di sabbia acuminosi; un giorno forse James ci prenderemo per mano e solcheremo deserti con la speranza che come due piccoli fanciulli potremo assaporare cosa c’è di bello della vita senza remore ne freni, in fondo solo il fatto di giudicare verso “noi” ci fa comprendere di quanto veramente il mondo è pieno di disadattati che sono pronti a scagliarsi senza un reale motivo verso un diverso che poi non c’è.
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