Racconta la storia d'amore tra una bambina creduta posseduta e il prete che avrebbe dovuto esorcizzarla. È un racconto surreale tipico di Garcìa Marquez, con molti particolari fiabeschi ma che comunque riesce a essere quasi verosimile pur nell'assurdo contesto in cui si svolge la vicenda. I temi principali sono l'amore contrastato dei due amanti, l'ingiustizia dell'inquisizione della chiesa, l'amore paterno scoperto troppo tardi dal padre della bambina e l'ostinazione delle credenze popolari. Un po’ lento all’inizio, ma dopo si legge con piacere, anche se non mi è piaciuta la figura della bambina Sierva Marìa de Todos los Angeles che viene presentata come donna-oggetto. E no Marquez su questo non si transige! Un altro aspetto che mi sento di criticare è la propria caratterizzazione dei personaggi quasi forse un’intenzione propria dell’autore che vuole forse lasciarli immaginare al lettore. Non so se è solo in questo libro che si evince questo aspetto…dovrò leggere altri di Marquez visto che questo ahimè e il primo che leggo per approfondire e farne un confronto! “Non teme di dannarsi?” “Credo di esserlo già, ma non per lo Spirito Santo. […] Ho sempre creduto che lui tiene più da conto l’ amore che la fede.” Lei gli domandò in quei giorni se era vero, come dicevano le canzoni, che l'amore poteva tutto. – È vero – le rispose lui – ma farai bene a non crederci. “Gli disse che l'amore era un sentimento contro natura, che dannava due sconosciuti a una dipendenza meschina e insalubre, tanto più effimera – quanto più intensa.” “Abrenuncio non ammise che la menzogna fosse una condizione dell'arte. Più la scrittura è trasparente e più la poesia è visibile disse.”