Dacia Maraini scrittrice, poetessa, saggista, drammaturga e sceneggiatrice è annoverata fra i grandi della letteratura italiana conosciuti come "la generazione degli anni trenta".Trasferitasi nel '38 in Giappone con il padre e la madre furono internati in un campo di concentramento quando rifiutarono di aderire alla Repubblica di Salò e vennero liberati dagli americani.Si trasferì a Palermo dove conobbe l'aristocrazia siciliana. La madre infatti era Topazia Alliata, appartenente all'antico casato degli Alliata di Salaparuta.Dell'aristocrazia siciliana dirà ".....Io stavo dalla parte di mio padre che aveva dato un calcio alle sciocchezze di quei principi arroganti rifiutando una contea che pure gli spettava in quanto marito della figlia maggiore del duca che non lasciava eredi. Lui aveva preso per mano mia madre e se l’era portata a Fiesole a fare la fame, lontana dalle beghe di una famiglia impettita e ansiosa. […] E invece eccoli lì, mi sono cascati addosso tutti assieme, con un rumore di vecchie ossa, nel momento in cui ho deciso, dopo anni e anni di rinvii e di rifiuti, di parlare della Sicilia. Non di una Sicilia immaginaria, di una Sicilia letteraria, sognata, mitizzata. »Infatti ne La lunga vita di Marianna Ucrìa parlerà in termini negativi proprio di famiglie nobili della metà del settecento. Il libro lo definirei una "chicca" scritto in stile scorrevole, ma scavando magistralmente nel personaggio principale Marianna figlia sordomuta di una grande famiglia palermitana della prima metà del Settecento. Marianna comunica per mezzo di bigliettini e ha sviluppato notevolmente gli altri sensi.Marianna crede di essere "mutola" dalla nascita perchè è quello che le fanno credere però ha dei vaghi ricordi di rumori lontani lontani. Verrà a scoprire leggendo nel pensiero del fratello Carlo, ormai adulta, di essere diventata così dopo essere stata violentata dallo zio a sei anni lo stesso zio che poi era diventato suo marito come costumava allora. Per questo il padre quando era piccola la portò ad assistere ad una impiccagione sperando che il trauma le facesse ritornare la parola.Tutto il libro racconta in terza persona la vita di Marianna che nel silenzio in cui era immersa trovava sollievo nella lettura di libri anche filosofici e la cosa era vista con sospetto in una società dive le donne dovevano essere sottomesse al marito con un unico scopo “Sposare, figliare, fare sposare le figlie, farle figliare, e fare in modo che le figlie sposate facciano figliare le loro figlie che a loro volta si sposino e figlino…”Marianna alla morte del marito diventerà una donna libera e come lo saprete solo leggendo questo libro.