Un libro duro, durissimo, feroce a tratti disturbante ,scritto narrando fatti atroci, ma senza nessun compiacimento o indugio sui particolari macabri. Una scrittura asciutta, secca ,per narrare una storia di un orrore senza fine. La storia di una vita segnata dalla fame, dalla miseria, dalla solitudine e dalla disperazione . 1918, per sfuggire all’arruolamento un padre si nasconde con la famiglia in un buco sotto terra. Qui il piccolo Bastiano cresce patendo la fame ,subendo le più atroci privazioni, che non sono solo la fame ma anche e soprattutto la mancanza di affetto, di contatto con altri esseri umani e la consapevolezza che solo il predatore riesce a sopravvivere. Cresce sviluppando solo gli istinti di sopravvivenza più primordiali, che lo fanno sentire più vicino agli animali che agli uomini e più a suo agio tra i boschi che in una casa. Diventato adulto , cercherà anche ,a suo modo, di inserirsi nella vita del paese,ma il suo carattere ed i suoi istinti lo porteranno sempre a reagire con violenza, spinto da impulsi “animaleschi “ che non sa frenare, perché solo quello ha imparato dalla vita. Una vita che, iniziata in miseria, non riuscirà mai ad avere una svolta, la galera e la guerra lo metteranno di fronte ad altra miseria, ma in quelle situazioni riuscirà a sopravvivere proprio grazie a quegli istinti che ha sviluppato . Anche nelle rare occasioni nelle quali incontra persone animate da buoni sentimenti, le sue azioni hanno sempre risvolti tragici. Non riesce a distinguere il bene dal male, perché nella sua vita bene non ne ha mai avuto. E’ una storia tragica, senza possibilità di riscatto alcuno, perché Bastiano è nato “ di traverso” e non ha speranze di una vita migliore : è destinato ad una vita di violenza, orrore e miseria, le sole cose che conosce e sa combattere ad armi pari. Resta solo un quesito alla fine : Bastiano è vittima o carnefice? Forse entrambe le cose perché spesso da una vittima nasce un carnefice.