La lunga vita di Marianna Ucria)
Letteratura italiana

La lunga vita di Marianna Ucria, recensito da Gino

Marianna Ucrìa è una bambina sordomuta nata da una ricca e potente famiglia Siciliana. E’ molto legata alla figura del padre, forse l’unico, a suo parere, che non la considera inferiore per la sua menomazione. Marianna non è nata sordomuta, ma tutti le vogliono far credere così, anche perché solo il padre, lo zio e il fratello più grande sono al corrente di quale trauma Marianna è stata vittima per diventare sordomuta. Il padre tenta svariate volte di farla assistere a scene forti in modo da provocarle uno shock per riacquistare nuovamente la parola, ma invano. Con il resto della famiglia, il rapporto è parecchio freddo poiché ella comunica solo con dei bigliettini e questo è molto spesso un procedimento troppo lungo e complicato per la sua famiglia che ha ben altro a cui pensare. Marianna forse “grazie al suo problema” diventa una ragazza molto colta e intelligente e si costruisce un suo mondo nei libri. A tredici anni viene data in sposa al vecchio zio Pietro, colui che le aveva causato il sordomutismo violentandola a 5 anni. Il rapporto tra Marianna e lo zio è molto distaccato, essendo lui un uomo freddo e indifferente. Da lui Marianna ha comunque 8 figli dei quali uno, signorotto, il preferito di Marianna morirà a 5 anni. Imprigionata in se stessa, Marianna affina in modo straordinario i propri sentimenti, l’intensità del volere, la profondità del comprendere: l’intuizione, la percezione, la memoria. Passa attraverso lutti ed esperienze di ogni tipo: da quelle matrimoniali a quelle coniugali, da doveri sociali ad avventure di cuore, prima con il giovane Saro, il fratello di una sua serva, e poi con Don Giacomo Camaleo. Ma alla fine Marianna vuole cambiare aria, viaggiare, e decide di partire per lasciarsi tutti i suoi problemi alle spalle. Insieme a Fila, la sua serva, risale l’Italia fermandosi prima a Napoli e poi definitivamente a Roma. Qui scopre un mondo diverso più libero e senza paletti e restrizioni, dove anche lei, con tutti i suoi problemi, riesce a vivere come gli altri senza essere considerata inferiore. Marianna Ucrìa, con il suo sordomutismo, rappresenta in tutto e per tutto il ruolo della donna siciliana del ‘700: ella infatti non può ascoltare e prendere reale e oggettiva coscienza della cose che accadono intorno lei, e allo stesso tempo non può nemmeno intervenire in modo incisivo dei discorsi e nelle decisioni più importanti. Ciò è quello che era impedito a qualunque donna dell’epoca anche se capace di udire e parlare. Ma Marianna nonostante le gravi difficoltà non si arrende, anzi cerca di andare avanti, di fare qualcosa in più per abbattere ,o almeno per cercare di abbattere, quelle barriere che la separano dalla vita “normale”. Soprattutto dopo la morte del marito-zio, Marianna si trova a dover prendere in mano le redini della famiglia e dell’organizzazione della società, ma in modo molto particolare. Non si accontenta infatti di delegare tutto ai suoi funzionari, ma vuole almeno vedere di persona ciò che accade nei suoi poderi, guardare il lavoro dei contadini e degli allevatori, diventare una donna rispettata e ammirata da tutti per la sua forza d’animo, e non solo compassionata per il suo handicap. Proprio grazie alla sua menomazione, Marianna sviluppa sensi in modo particolare, provando emozioni e sensazioni per noi quasi inimmaginabili, il vero amore, il dolore, la passione, la solitudine, la conoscenza. E’ quasi morbosa la sua passione per i libri, l’unico modo che ha per informarsi realmente su ciò che accade, per distinguersi dagli altri per qualcosa in più e non per qualcosa in meno; Marianna infatti a differenza delle donne dell’’epoca è colta istruita e questa è forse l’unica cosa che non la fa mai perdere d’’animo. "Il passato era una coda che aveva raggomitolato sotto le gonne e solo a momenti si faceva sentire. Il futuro era una nebulosa dentro a cui si intravedevano delle luci da giostra. E lei stava lì, mezza volpe e mezza sirena, per una volta priva di gravami di testa, in compagnia di gente che se ne infischiava della sua sordità e le parlava allegramente contorcendosi in smorfie generose e irresistibili."

Ricordati che questa è l'opinione di un lettore e non rappresenta una recensione ufficiale del libro.

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