"E una Este non teme il confronto con una volgare popolana come Lucrezia Borgia, soffre nel fisico e sanguina nel cuore ma nessuno, all'esterno, dovrà mai accorgersi del suo dolore perché sì, sarebbe volgare e avvilente, ammettere la sconfitta, l'umiliazione." Isabella d’Este, definita dai suoi contemporanei “sole della nostra etade”, era stata una bambina prodigio, affascinata dai viaggi, dalla moda, dalla musica. E’ una donna che rappresenta politicamente e culturalmente la perfetta “principessa umanista”. Passava diverso tempo nel suo amato studiolo: una stanza a cui pochi erano ammessi, in cui erano custoditi i tesori dell’antichità, i capolavori di artisti come il Mantegna, il Perugino e Lorenzo Costa e dove ogni decorazione rimanda alla sua filosofia di vita. Era suo luogo dell’anima, per una donna di governo, di ordine, di cultura, riesce a diventare la fenice del Rinascimento italiano, e veniva rispettata dagli uomini in quanto aveva una fermezza tipicamente maschile. Circondata da intellettuali e artisti, ha concepito la sua vita come un’opera d’arte e ha coltivato le arti, la bellezza e la cultura come valori fondanti: di lei sappiamo che la maggiorparte comprava per mostrare ai suoi amici, mentre Lucrezia comprava per il privato, per la sua cappella personale, comprava per se stessa. Ma la marchesa è anche una razionale manipolatrice nelle relazioni diplomatiche, infatti quando nel Giugno 1501, Isabella scopre che suo padre, il duca di Ferrara Ercole I, ha scelto come moglie per l’erede al trono la donna più discussa della penisola, Lucrezia Borgia, figlia bastarda del papa, già sposa di due mariti, il primo ripudiato, il secondo ucciso in circostanze ambigue, il suo animo ne resta completamente sconvolto. La figlia di una “tenutaria di bordello”, come amava definirla, non può mischiare il suo sangue con quello purissimo e regale degli Este. Il nome di Lucrezia Borgia é sempre stato associato a veleni, intrighi e incesti, pare probabile che fosse il Guicciardini ad aver dato il là alle maldicenze sull’unica figlia del Papa, autore in contrasto con le teorie linguistiche di Pietro Bembo, concorrente di Macchiavelli nella visione storica dell’Italia contemporanea, che ha vissuto alla sua corte, che era innamorato della Borgia, con la quale manterrà un amore platonico, probabilmente per scelta di lei. Alla luce di registri, documenti amministrativi e lettere segrete scritte in codice, possiamo dire che, in realtà Lucrezia fosse molto diversa da come i suoi contemporanei volessero farla apparire. Ha avuto grandi capacità di reggenza del ducato in assenza del marito e ha sempre avuto come fine ultimo il benessere dei suoi sudditi e la sopravvivenza dello Stato estense. Pochi ricordano che è Lucrezia ad aver fondato una banca per i poveri e ad aver promosso le bonifiche dei terreni paludosi perché diventassero terre coltivabili. Al prestigio e lusso personale preferisce investimenti economici per la comunità. Lucrezia è semplicemente una donna che ha portato su di sé la pesante eredità di una famiglia nota per l’indole sanguigna e prepotente di Cesare, il fratello, e per i costumi dissoluti del padre, il Papa Alessandro VI. Viene accolta con freddezza e disprezzo da Isabella d’Este, ma riesce tuttavia a guadagnarsi i favori dei giovani e affascinanti fratelli di Isabella, attratti dalle feste memorabili e dalla folta schiera di damigelle di cui si circonda, fra le quali brilla l’astro della irresistibile Angela Borgia, una sua cugina. Questo successo genera fra le due donne una ostilità ancora più marcata e nuovi e più accaniti contrasti, che culminano con il tentativo da parte di Lucrezia di umiliare la rivale nella sua femminilità rischiando di cambiare gli equilibri politici d’Italia. Un libro che nasconde le irrequietezze di queste donne così simili e ossimoriche al contempo. Due donne e la loro guerra personale, che dimostra quanto alla fine, tra le due litiganti, sia il terzo a godere! E non vi posso svelare chi!