Un grande romanzo, l'ho apprezzato moltissimo. Arrivata alla fine, la prima impressione che ho avuto è stato è il passaggio dall'euforia e la pazzia iniziali alla desolazione finale, dalla folla di Buendia che ha popolato la casa nei tempi migliori alla solitudine fisica e non solo interiore degli ultimi discendenti. E' stata, tra alti e bassi, una parabola discendente. Ciò che mi è piaciuto è stato l'alternarsi di scene quasi comiche o comunque buffe, a scene dal recondito significato più serio e tragico, pertanto non è stato affatto pesante leggerlo, ma nello stesso tempo si tratta di un romanzo molto profondo perché attraverso delle immagini suggestive e dei personaggi coloriti Marquez ci ha fatto vivere la storia senza però raccontarla direttamente, raccontandoci i fatti senza quasi farci accorgere che stessero accadendo, e ci ha posto davanti delle problematiche serie e spinose senza renderle esplicite. E' stato raccontato tutto apparentemente in modo "superficiale" (passatemi il termine), come una farsa, e invece alla fine tutte queste parole pesano. Per quanto riguarda i personaggi, sono talmente tanti che non si riesce ad affezionarsi ad uno in particolare, ma le donne sicuramente hanno un ruolo fondamentale, una su tutte Ursula, ma nel bene o nel male tutte occupano una posizione importante all'interno del romanzo, sono più forti e determinate, più pratiche e coi piedi per terra rispetto agli uomini, che al contrario si lasciano trascinare dall'euforia per seguire passioni stravaganti o guerre inutili. Bello l'espediente delle pergamene di Melquiades, a voler significare che il nostro destino è già scritto, a cui non ci si può sottrarre.