Racconta storie di uomini come un ragno racconterebbe storie di mosche. Così l'Observer scrive a proposito di Patricia Highsmith, una delle più famose e meno "etichettabili" scrittrici contemporanee Giallista? Psicologa? Esperta di suspence e di brivido? Graham Greene ne ha dato una definizione molto precisa: "una maestra nella poesia dell'angoscia, più che della paura". Un'angoscia che non scaturisce mai dall'eccezionale o dall'orrorifico, ma sempre e soltanto dalla quotidianità. Quello che crediamo di conoscere perfettamente, quello che fa parte della nostra vita di tutti i giorni, assume contorni nuovi e atroci - tanto più atroci quanto più banali e reali. In Vicolo cieco la mosca che il ragno-Highsmith prende di mira è un avvocato, Walter Stackhouse, sposato alla nevrotica Clara. Parallela alla vicenda di Walter, quella del sadico Kimmel, che ha ucciso la moglie Helen ma - almeno per il momento - l'ha fatta franca. Un parallelismo destinato in questo caso a convergere, quando Clara, disperata perchè Walter ha chiesto il divorzio per porre fine a un'impossibile convivenza, muore misteriosamente in circostanze assai simili a quelle dell'uccisione di Helen. Walter è colpevole? C'è un tenente di polizia che ci scommetterebbe la testa e sarebbe disposto a tutto per incastrarlo. E la vita di Walter da un giorno all'altro diventa un incubo.