New York 1941 Forse
  • 9788893840620
  • Europa Edizioni
  • 2016

New York 1941 Forse

di Luca Giribone

"New York 1941. Forse” non è un libro. È un viaggio attraverso lo specchio che inganna il lettore, conducendolo lungo una spirale fatta di suspense e continui colpi di scena, fino a una verità sconcertante. In apparenza, Frank Logan è un giornalista di denuncia che sta conducendo la sua indagine più complessa e pericolosa, all'indirizzo dell'uomo più potente di New York, sindaco e probabile futuro presidente degli Stati Uniti. Lo fa con l'aiuto della sua compagna Dorothy e del detective Jim Ross, il suo migliore amico. Un romanzo noir, sapientemente hard boiled, parrebbe al lettore. Ma qualcosa non va, qualcosa di oscuro, inquietante, terribile. Tutto parte dagli interrogativi. Perché il passato dei protagonisti sembra essere legato da un comune tratto di avvenimenti tragici? Come mai i ricordi di ognuno dei personaggi mostrano delle inspiegabili lacune? Dove sono finiti i momenti più rilevanti del passato di Frank, Dorothy, Jim, come a dire che in questo romanzo nulla è mai come sembra? Il lettore si troverà a seguire la vicenda improvvisamente in più direzioni, fino al momento in cui non sarà più in grado di orientarsi, né di staccare lo sguardo dalla storia, fino all'ultima, attesissima pagina. Come si chiamava tua madre, Frank?


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Commenti (1)

25/05/2023 - les75
utente
La narrazione procede fin dall'inizio su due binari paralleli. Una storiella in stile hard boiled (molto esile e molto distante dagli esiti di Spillane) e un corsivo che sembra riportare qualche pensiero e/o aneddoto apparentemente scollegato dalla trama. Poi si scopre che la trama principale è quella raccontata nei corsivi. L'esperimento è carino: l'autore pennella in maniera credibile una New York plumbea in stile Mike Hammer, ma l'indagine del protagonista a mio gusto non è per nulla accattivante. E forse anche volutamente, visto che l'idea "originale" dell'autore si nasconde tra le pieghe di un virus informatico raccontato nei corsivi... Peccato però che quest'idea non sia propriamente originale: Gabriele Salvatore ci fece un film visionario nel 1997: "Nirvana".

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