La narrazione procede fin dall'inizio su due binari paralleli. Una storiella in stile hard boiled (molto esile e molto distante dagli esiti di Spillane) e un corsivo che sembra riportare qualche pensiero e/o aneddoto apparentemente scollegato dalla trama. Poi si scopre che la trama principale è quella raccontata nei corsivi. L'esperimento è carino: l'autore pennella in maniera credibile una New York plumbea in stile Mike Hammer, ma l'indagine del protagonista a mio gusto non è per nulla accattivante. E forse anche volutamente, visto che l'idea "originale" dell'autore si nasconde tra le pieghe di un virus informatico raccontato nei corsivi... Peccato però che quest'idea non sia propriamente originale: Gabriele Salvatore ci fece un film visionario nel 1997: "Nirvana".