Infinite Reich
  • 9788831431958
  • PaperFIRST
  • 2022

Infinite Reich

di Daniele Luttazzi

Cosa passa per la mente di Hitler, chiuso nel bunker di Berlino nell’aprile del 1945, quando capisce che la guerra è persa? E prima, come trascorreva il tempo al Berghof, cosa confidava al suo psichiatra, e com’era la quotidianità con Eva? E le dinamiche tra cadetti dell’Accademia delle SS somigliano a quelle di tutti i giovani che crescono insieme? Facendo avanti e indietro negli anni, attraverso le voci di molteplici personaggi – e sogni, barzellette, strategie filosofiche, giochi di squadra, droghe ricreative, pettegolezzi, trasmissioni radio, spie francesi, nazisti nel Mossad, e prigioniere dei lager che portano in un fagotto di stracci il proprio figlio, convincendosi che sia ancora vivo – Patricia Kirgo compone un mosaico di eventi, invenzioni e fatti storici che rende romantica l’epopea nefasta del nazismo. Sempre che Patricia Kirgo non sia invece un personaggio creato dal Collettivo misterioso che cura il libro, la cui postfazione (una critica del pensiero reazionario) mette in guardia il lettore ingenuo da un romanzo che fa il verso allo Zeitgeist attuale, in cui il giornalismo italiano può fare impunemente l’apologia del battaglione Azov. Infinite Reich è un’impresa narrativa, una parodia che si confronta con un classico – Infinite Jest di David Foster Wallace, una satira del consumismo Usa come nuovo Reich – ricontestualizzandolo nella Germania nazista del 1945, e rileggendolo col senno, e la rabbia, di poi.


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Commenti (1)

24/05/2023 - les75
utente
Luttazzi è un battutista di grande effetto e la sua lingua spesso ferisce più della spada. O , almeno in questo caso, più dei suoi scritti. "Infinite Reich" è una scommessa ambiziosa, forse troppo, una rielaborazione del romanzo enciclopedico "Infinite Jest", già di per sé difficilmente leggibile se non sotto stupefacenti. Il libro di Luttazzi si presta volutamente a più piani di lettura, in cui ci sono più voci, più personaggi che danno vita a quelle pagine intrise di nazismo sottilmente vilipeso dall'autore. Però non fa ridere. E se non fa ridere significa che non è un romanzo umoristico. Alcuni diranno che si tratta di un romanzo sarcastico, carico di umorismo sottile, non sguaiato: sarà pure, però l'interesse per quello che si legge scompare dopo poche pagine, a meno di non essere fan sfegatati di Luttazzi.

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