Nella prefazione alla lettera di Giacomo della sua traduzione del Nuovo Testamento del 1522 Lutero la definiva una lettera proprio "di paglia" in confronto alle altre, priva dei crismi di un testo apostolico perché priva di ogni aspetto evangelico e, cioè, di ogni riferimento alla passione e risurrezione e allo Spirito di Cristo. Di Cristo, ad avviso di Lutero, la lettera di Giacomo non aveva nullam syllabam. Oggi, dopo secoli di indagine storico-critica e fuori dal contesto polemico da cui era maturato in parte il duro giudizio di Lutero, la lettera di Giacomo viene considerata invece come uno degli scritti del Nuovo Testamento più vicini alla predicazione di Gesù e più ricca di spunti ermeneutici a condizione che non ne si voglia misurare forzatamente il contenuto in base agli schemi e ai modelli di sviluppo della teologia cristiana costruiti a partire dagli altri scritti del Nuovo Testamento, soprattutto quelli paolini. Seguendo i criteri della Collana (Nuova versione della Bibbia dai testi antichi), il volume offre un'ampia introduzione, il testo greco, la nuova versione italiana, le note filologiche e il commento teologico alla lettera di Giacomo.