Trilogia di New York
  • 9788806173883

Trilogia di New York

di Paul Auster

Pubblicati tra il 1985 e il 1987, i tre romanzi che compongono questa "Trilogia" sono raffinate detective stories in cui le strade di New York fanno da cornice e palcoscenico a una profonda inquietudine esistenziale. "Città di vetro" è la storia di uno scrittore di gialli che "accetta" l'errore del caso e fingendosi un'altra persona cerca di risolvere un mistero. "Fantasmi" narra la vicenda di un detective privato che viene assoldato per tenere sotto controllo una persona, ma a poco a poco i due ruoli si scambiano e colui che doveva spiare diventa colui che viene spiato. "La stanza chiusa" racconta di uno scrittore che abbandona la vita pubblica e cerca di distruggere le copie della sua ultima opera.


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Commenti (2)

29/12/2011 - emera
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Le storie capitano solo a chi le sa raccontare Tre lunghi racconti molto particolari cui fa da sfondo una New York cupa e a tratti surreale. Nella “Città di vetro” lo scrittore di polizieschi Daniel Quinn viene svegliato nel cuore della notte da uno sconosciuto che lo scambia per Paul Auster, famoso detective, e lo implora di prendersi a cuore il suo caso. Dopo diversi tentativi, alla fine, Quinn decide di assumere l’identità di Auster e di accettare l’incarico. Dovrà pedinare per conto di Virginia e Peter Stillman il padre di quest’ultimo, ritenuto un uomo molto pericoloso e che probabilmente attenterà alla vita del figlio. Quinn registra ogni minimo dettaglio su un taccuino rosso, elemento ricorrente anche negli altri due romanzi. La storia termina con la scomparsa di Stillman padre e di Quinn e si scopre che un amico dell’Auster –personaggio troverà il taccuino di Quinn dal quale poi trarrà il materiale per scrivere il racconto “Città di vetro”. In “Fantasmi” il pedinatore diventa a sua volta pedinato. L'investigatore Blue, assunto da White per controllare ogni singolo movimento di un tizio di nome Black, scopre alla fine di essere stato ingannato. Black altri non è che White e quando il protagonista si decide ad affrontarlo per chiedergli spiegazioni, viene a sapere che il taccuino sul quale ogni giorno Black (alias White) scriveva per ore con la sua stilografica rossa altro non è che il racconto “Fantasmi”. Nell’ultimo episodio, “La stanza chiusa”, un uomo si immedesima talmente nella vita del proprio amico deceduto da sposarne la vedova e adottarne il figlio. Ritornano nomi noti come Stillman, Quinn o Henry Dark e anche qui ritroviamo il taccuino rosso, che il protagonista legge alla fine della storia: “Lessi ininterrottamente per un’ora, saltando avanti e indietro fra le pagine nel tentativo di trovare un senso in quello che Fanshawe aveva scritto. Se in questa sede non ne parlerò è perché non capii praticamente nulla. Tutte le parole mi erano familiari, ma sembravano accostate in maniera bizzarra, come se il loro scopo finale fosse quello di cancellarsi a vicenda. Non saprei spiegarmi diversamente. Ogni frase annullava la frase precedente, ogni paragrafo rendeva impossibile il successivo. Strano, quindi, che da quella lettura abbia riportato un’impressione di assoluta lucidità….Quelle erano le parole di un uomo che non nutriva il minimo rimpianto. Aveva risposto alla domanda ponendo un’altra domanda, cosicchè tutto era rimasto aperto, incompiuto, da ricominciare. Persi immediatamente il filo, e poi non feci altro che annaspare, che avanzare a tentoni nell’oscurità, accecato dal libro che era stato scritto per me. Eppure, sotto quella confusione, sentivo qualcosa di troppo voluto, di troppo perfetto, come se in ultimo la sua sola, autentica finalità fosse l’incomprensione, anche a costo di non capire se stesso” Storie di solitudini, a tratti angoscianti e surreali, in cui ritroviamo come leitmotiv l’importanza della parola e della scrittura; in cui ogni protagonista ci richiama alla mente il Paul Auster scrittore e uomo, con la sua solitudine, che osserva, assorbe e racconta le storie degli altri perdendo, talvolta, la propria identità perché “Scrivere è un mestiere per solitari. Ti prosciuga. In un certo senso, lo scrittore non ha una vita propria. Anche quando lo hai di fronte, non c'è veramente. Un altro fantasma.” Ho trovato particolarmente interessanti i numerosi richiami a Thoreau, Whitman e Hawthorne, “succosi” spunti di lettura.

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13/01/2017 - Tesesempreastroz
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pag 14 e già sono in stato confusionale: un solo personaggio ma ben 4 identità. quinn, william wilson, max work e paul auster sono tutti la stessa persona.. secondo voi è chiedere troppo ad un libro di avere un senso? ho finito città di vetro e vorrei averci capito qualcosa, scusate mi mancherà la sensibilità artistica, ma ho preso sonno un paio di volte il libro più insulso dai tempi del deserto dei tartari e murakami. non c'è niente da dire, niente da commentare, non c'è una delle tre storie che abbia un senso.l'ho finito solo perchè era stato scelto dal gruppo mai più auster, per quanto mi rigurda puoi pure fare come i tuoi protagonisti: sparire

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